domenica 19 giugno 2011

"Siamo sia i prigionieri che le guardie di noi stessi."


in commento al post

http://www.beppegrillo.it/2011/06/luomo_a_due_dim.html

La società come prigione di cui siamo anche carcerieri è un fatto.

Si mantiene anche, ma non solo, grazie alla comunicazione a senso unico, che riesce a celare alla meno peggio il vero fulcro del dominio quale è il monopolio della violenza da parte dello stato.

Questo potere di coercizione e di cancellazione del dissenso si è instaurato ben prima di elargire “graziosamente” i diritti civili come il voto, che, inscenando la democrazia rappresentativa, garantirebbe la sovranità popolare.

Come ben si vede anche far valere questi diritti civili di base è assai arduo e sempre a rischio di sanzione penale (solo ieri l'altro 65 perquisizioni ai No Tav)

Come liberarci da questa falsificazione e garantirci che non si ripresenti per l'ennesima volta in nuove forme?

Non esistono sistemi che garantiscano la libertà di tutti se si propongono di cominciare col toglierla a qualcuno....

Non basta togliere il potere a chi ce l'ha occorre che ciascuno si munisca di un proprio potere di pensare e di agire costituendosi come parte di una collettività di individui pensanti, federati per essere ciascuno il testimone e il custode della libertà di tutti.

Significa ribaltare il concetto stesso di legge e di sovranità, non più un modo di costringere gli altri, ma una responsabilità di realizzare le proprie idee trovando anche le energie per attuarle e incoraggiando altri ad unirsi.

Dobbiamo sostituire il circolo vizioso del dominio e della sanzione violenta con il circolo virtuoso dell'esempio e della parola libera.

La società non sia più la prigione a cui siamo tutti condannati ma un luogo felice da edificare con le forze e le idee di tutti ben armonizzate tra loro