martedì 6 settembre 2011

INDIGNATI ANCORA UNO SFORZO… (3)




Questa storia non l’ho pensata io ma mi sarebbe piaciuto, quindi ve l’ho tradotta. 
Sergio ghirardi


LA CRISI DEGLI ASINI


Un uomo in cravatta arrivò un giorno in un villaggio.
Salito su una cassa, si mise a urlare a chi lo ascoltava che avrebbe comprato in contanti tutti gli asini disponibili a 100 euro l’uno. I contadini lo travarono piuttosto strano ma il suo prezzo era assai interessante e quelli che ci stavano ripartivano col portafoglio gonfio e la faccia sorridente.  Ritornato l’indomani, offrì stavolta 150 euro per asino e di nuovo gli abitanti gli vendettero in gran numero le loro bestie. Il giorno seguente offrì 300 euro e quelli che non l’avevano ancora fatto gli vendettero gli ultimi asini rimasti.  Preso atto che non ce n’erano più, fece sapere che sarebbe tornato uina settimana dopo per comprarli a 500 euro l’uno e se ne andò dal villaggio.
Il giorno seguente affidò al suo socio il branco appena comprato e lo spedi in quello stesso villaggio con l’ordine di rivendere le bestie a 400 euro ciascuna.
Di fronte alla possibilità di guadagnare 100 euro la settimana seguente tutti gli abitanti del villaggio ricomprarono il loro asino a un prezzo quattro volte più caro di quanto lo avevano venduto e per poterci riuscire tutti fecero dei prestiti.
Com’era da aspettarselo i due uomini d’affari partirono allora per delle vacanze ben meritate in un paradiso fiscale e tutti gli abitanti del villaggio si ritrovarono con degli asini senza valore, indebitati fino al collo e rovinati.
I poveretti cercarono inutilmente di rivendere gli asini per rimborsare il prestito. Il valore stimato dell’asino era crollato. Gli animali furono confiscati, poi affittati ai loro precedenti proprietari dal banchiere. Il quale, tuttavia se ne andò a piagnucolare dal sindaco, spiegando che se non rientrava nei suoi investimenti, sarebbe andato in rovina anche lui e avrebbe dovuto esigere il rimborso immediato di tutti i prestiti accordati al Comune.
Per evitare un tale disastro, il sindaco, anziché dare del denaro agli abitanti del villaggio affinché saldassero il loro debito, li dette al banchiere che guarda caso era suo amico intimo e vicesindaco. Ordunque, appena riportata in equilibrio la sua tesoreria, quest’ultimo non cancellò affatto i debiti dei cittadini e del Comune, cosicché si ritrovarono tutti prossimi alla bancarotta.
Vedendo i suoi conti sul punto di esplodere e preso alla gola dai tassi d’interesse,  il Comune chiese l’aiuto dei Comuni limitrofi che gli risposero di non poterlo affatto aiutare visto che avevano conosciuto la stessa disgrazia.



Su consiglio avvisato e disinteressato del banchiere, tutti i Comuni optarono naturalmente per ridurre le spese: meno denaro per le scuole, per i programmi sociali, per la manutenzione stradale, per la polizia municipale… Si procrastinò la data dell’età pensionabile, si soppressero dei posti di lavoro comunali, si abbassarono i salari aumentando al contempo le tasse. Si disse che ciò era inevitabile, ma si promise di moralizzare quel commercio scandaloso degli asini.

Questa tristissima storia acquista tutto il suo senso se si aggiunge che il banchiere e i due truffatori sono fratelli e vivono insieme su un’isola della Bermuda, comprata col sudore della fronte. Sono chiamati i fratelli Mercato.
Molto generosamente hanno promesso di finanziare la campagna elettorale dei sindaci uscenti.
Finora, tuttavia, questa storia non ha una fine perché si ignora ancora che cosa fecero gli abitanti del villaggio. Che avreste fatto VOI al loro posto? Che cosa fareste VOI ?

Per ritrovarci tutti sulla piazza del villaggio

Sabato 15 ottobre 2011
GIORNATA INTERNAZIONALE DEGLI INDIGNATI






La crise des ânes

Un homme portant cravate se présenta un jour dans un village.
Monté sur une caisse, il cria à qui voulait l’entendre qu’il achèterait cash 100 euros l’unité tous les ânes qu’on lui proposerait. Les paysans le trouvaient bien peu étrange mais son prix était très intéressant et ceux qui topaient avec lui repartaient le portefeuille rebondi, la mine réjouie. Il revint le lendemain et offrit cette fois 150 € par tête, et là encore une grande partie des habitants lui vendirent leurs bêtes. Les jours suivants, il offrit 300 € et ceux qui ne l’avaient pas encore fait vendirent les derniers ânes existants. Constatant qu’il n’en restait plus un seul, il fit savoir qu’il reviendrait les acheter 500 € dans huit jours et il quitta le village.
Le lendemain, il confia à son associé le troupeau qu’il venait d’acheter et l’envoya dans ce même village avec ordre de revendre les bêtes 400 € l’unité. Face à la possibilité de faire un bénéfice de 100 € dès la semaine suivante, tous les villageois rachetèrent leur âne quatre fois le prix qu’ils l’avaient vendu et pour ce faire, tous empruntèrent
Comme il fallait s’y attendre, les deux hommes d’affaire s’en allèrent prendre des vacances méritées dans un paradis fiscal et tous les villageois se retrouvèrent avec des ânes sans valeur, endettés jusqu’au cou, ruinés.
Les malheureux tentèrent vainement de les revendre pour rembourser leur emprunt. Le cours de l’âne s’effondra. Les animaux furent saisis puis loués à leurs précédents propriétaires par le banquier. Celui-ci pourtant s’en alla pleurer auprès du maire en expliquant que s’il ne rentrait pas dans ses fonds, il serait ruiné lui aussi et devrait exiger le remboursement immédiat de tous les prêts accordés à la commune.
Pour éviter ce désastre, le Maire, au lieu de donner de l’argent aux habitants du village pour qu’ils paient leurs dettes, le donna au banquier, ami intime et premier adjoint, soit dit en passant. Or celui-ci, après avoir rétabli sa trésorerie, ne fit pas pour autant un trait sur les dettes des villageois ni sur celles de la commune et tous se trouvèrent proches du surendettement.
Voyant sa note en passe d’être dégradée et pris à la gorge par les taux d’intérêts, la commune demanda l’aide des communes voisines, mais ces dernières lui répondirent qu’elles ne pouvaient en aucun cas l’aider car elles avaient connu les mêmes infortunes.
Sur les conseils avisés et désintéressés du banquier, toutes décidèrent de réduire leurs dépenses : moins d’argent pour les écoles, pour les programmes sociaux, la voirie, la police municipale... On repoussa l’âge de départ à la retraite, on supprima des postes d’employés communaux, on baissa les salaires et parallèlement on augmenta les impôts. C’était, disait-on, inévitable mais on promit de moraliser ce scandaleux commerce des ânes.
Cette bien triste histoire prend tout son sel, quand on sait que le banquier et les deux escrocs sont frères et vivent ensemble sur une île des Bermudes, achetée à la sueur de leur front. On les appelle les frères Marchés.
Très généreusement, ils ont promis de subventionner la campagne électorale des maires sortants.
Cette histoire n’est toutefois pas finie car on ignore ce que firent les villageois. Et vous, qu’auriez-vous fait à leur place ? Que ferez-vous ?
Pour nous retrouver tous sur la place du village :

Samedi 15 octobre 2011
(Journée internationale des indignés)