lunedì 12 dicembre 2011

No taxation without representation

 

“No taxation without representation” questo era il grido di battaglia che ha unito gli Americani nella guerra di indipendenza dalla Gran Bretagna
Non erano necessarie altre spiegazioni: tutti, se ci pensano, possono capire benissimo il nesso che esiste tra le tasse e la democrazia
Ma si potrebbe benissimo anche dire “No representation without taxation”. Cioè: se il cittadino non versa il suo tributo alla collettività non può poi presumere che questa lo consideri “uguale” agli altri.
La questione delle tasse rimanda quindi, per via diretta, alla questione dello Stato: tanto più di uno Stato democratico, fondato sulla partecipazione politica dei cittadini. Non ha senso essere contro le tasse, se non si ammette di essere a favore dell’abolizione dello Stato. La gran parte delle lagne, sovente davvero indecorose che si levano contro le cosiddette “stangate” sono in realtà espressione di persone che vorrebbero mantenere lo Stato, ma a spese altrui.

Se un Movimento intende proporsi una partecipazione diretta di ciascuno all’azione politica collettiva, e vuole che questa partecipazione sia seria e consapevole, occorre perciò che si distingua con grande rigore dalle banalità demagogiche e superficiali che giornali, blog e tv sovente alimentano, e punti alla radice di questioni così cruciali.
Che lo Stato, al giorno d’oggi, svolga ancora una funzione utile e tanto meno necessaria, sempre più persone hanno smesso di crederlo. E fra gli altri chi scrive. Va però riconosciuto che molti di più, pur avvertendo l’insanabilità delle contraddizioni in cui si dibatte il sistema attuale, non sono tuttavia ancora disposti a ripudiare la propria fede, per molti aspetti superstiziosa, per lo Stato. Quand’anche si battano con sincera convinzione per la democrazia diretta, non ne colgono la radicale estraneità alla dimensione statale: E’ proprio considerando tutto questo che, ad esempio, si è scelto di partecipare alle diverse competizioni elettorali per quelle assemblee elettive, cardini della democrazia rappresentativa e che, in quanto tali, perciò, si collocano logicamente agli antipodi dell’auspicata democrazia diretta.
Questo Movimento perciò ha scelto di navigare fra le contraddizioni e di non rimanerne all’esterno, di rischiare di contaminarsi nella speranza e nella fiducia di essere più potente ed efficace nel contaminare per proprio conto l’esistente con il germe della libertà politica
Una posizione  di questo tipo, non può non riflettersi sull’atteggiamento da tenere rispetto alla questione fiscale, che è, come dicevamo, il nutrimento che la popolazione offre quotidianamente allo Stato perché possa sopravvivere.
Diciamo subito che non è mai stato vero che le tasse abbiano la funzione di ripagare i servizi che lo Stato mette a disposizione dei cittadini: le tasse si pagavano prima che lo Stato sociale fosse neppure stato concepito, si pagano in paesi dove i servizi sono molti e costosi come in altri dove praticamente nulla è destinato ai cittadini.
Anche se questa funzione soccorrevole dello Stato viene sovente menzionata per giustificare le tasse, in realtà la funzione dei servizi sociali non è neppure questa: ma è quella di rendere capillare la presenza, la mediazione dello Stato nelle relazioni fra i cittadini. Di situare lo Stato IN MEZZO ai cittadini, usurpando lo spazio libero fra gli uni e gli altri che solo potrebbe essere garante della loro libertà. Tutte le diverse funzioni che lo Stato ha avocato a sé, le mutue, le assicurazioni contro gli infortuni, le case popolari, le scuole e così via, esistevano già per la libera iniziativa della cooperazione volontaria di comunità grandi e piccoli, locali oppure professionali. Lo Stato SE NE E’ IMPADRONITO (in Italia, non a caso, ad opera di Mussolini), pretendendone il monopolio.
Come si può vedere, perciò, per chi voglia avvicinarsi criticamente alla questione della democrazia, non è possibile né essere sostenitori del sistema fiscale esistente, ma neppure di una riduzione delle tasse a fronte di una parallela riduzione dei servizi, che sono abitualmente le due vie proposte per affrontare la presente crisi finanziaria.
Da una parte, va detto che accodarsi agli ululati contro gli evasori sarebbe doppiamente inopportuno: sia perché non si può decentemente richiedere che le persone, laddove possono sottrarsi al cedere parte dei loro beni, alle cosche al potere, si acconcino viceversa a nutrire quella casta che noi per primi additiamo come meritevole di una pronta e definitiva cacciata. Non possiamo certo ripercorrere il disonorevole tragitto di quelle sinistre, nate per contrastare lo stato di cose presente, hanno finito per divenire  i primi fautori della voracità statale. Sia, ancor di più, perché non è per nulla vero che gli evasori impoveriscano l’Italia (se mai questo si potrebbe affermare di chi esporta capitali all’estero), dal momento che trattandosi di un circuito, il danaro non dichiarato e non versato da Tizio che l’ha ricevuto da Caio, per forza di cose sarà stato tassato fra i redditi di Caio, che non li ha potuti scaricare. L’evasione suddivide meno equamente il carico fiscale fra i cittadini, ma non riduce il gettito complessivo
E tuttavia occorre riconoscere che neppure una posizione anti-tasse può essere ammessa sic et simpliciter: e che una cittadinanza consapevole, deve essere del pari consapevole che è non solo necessario, ma opportuno e per molti versi bello, proprio come aveva detto un giorno Padoa Schioppa, contribuire anche materialmente alle decisioni comuni. E che tanto più vorremo alleggerire il peso e il controllo dello Stato, tanto più dovremo direttamente farci carico dei costi delle nostre scelte.
Un discorso sulle tasse, da parte nostra, oggi, non può prescindere da una riflessione, individuale e auspicabilmente collettiva, su questi presupposti. Che oggi possono apparirci, e per certi aspetti essere, contraddittori, perché contraddittoria è la nostra pretesa di costruire la libertà negli interstizi di un sistema che della libertà è la negazione più totale



La democrazia è nata ad Atene, una città-stato,  dove era previsto che il cittadino partecipasse interamente alla vita pubblica, sia per far riconoscere i torti subiti sia per giudicare quelli fatti ad altri e anche per dare man forte e attiva alle iniziative pubbliche oltre che contribuire con le sue tasse.
E non è cambiato molto da allora, almeno come concetto; solo un piccolo dettaglio, ma con un effetto immenso.
Ha smesso infine di esistere lo”spazio libero” tra gli stati e poi anche tra gli individui
La città-stato si è moltiplicata e ingrandita, sono nati e caduti imperi, ma se anche cadeva il potere sovrano, non ritornava indietro la marci a della colonizzazione dell’economia sulla vita di ciascuno.
Il capitale ha cercato sempre nuove vie di espansione, prima la la messa in schiavitù degli stranieri invasi, poi la messa al lavoro forzato e salariato di tutti i poveri e di tutto un esercito di “Artigiani liberi” resi ogni giorno più deboli e miseri davanti alla forza militare che costruiva imperi  sotto la grande spinta della modernità e li obbligava a pagare imposte che non potevano pagare e gli venivano portate via dalla soldataglia con la forza, fino a perdere anche gli strumenti del proprio lavoro e con essi la libertà di lavorare con il proprio ritmo, finendo invece nelle fabbriche sotto padrone.
Questa economia esplosiva ha scatenato anche la rivoluzione della classe padrona contro il potere assoluto dei regnanti e dell’aristocrazia, che per l’occasione ha ben sfruttato le energie rivoluzionarie dei sans-culottes, dei poveri, dei proletari, e poi ha semplicemente preteso di sfruttarli per farli lavorare al prezzo del salario, un passo avanti!
Per ottenere questa “collaborazione” del popolo  come è noto sono state scritte le Costituzioni e si è stabilito che il Popolo sovrano era il vero autore delle Leggi e quindi il funzionamento dello Stato era deciso e realizzato in nome e per il “Popolo sovrano”.
Perché le Leggi e lo Stato potessero “governare” l’intera popolazione in modo sempre più capillare, sono stati scelti tra il popolo gli armigeri per far rispettare le leggi, i magistrati dei tribunali che le applicassero senza mai mettere in discussione l’appropriazione primaria, per diritto acquisito.
Le proprietà hanno cominciato a durare ben più di una vita umana e sono state tramandate di generazione in generazione, garantite dallo Stato e dalle sue Leggi. Ciò che originariamente era stato strappato e mantenuto con la forza adesso in nome del popolo era definitivamente acquisito dal  Diritto, in modo che mai si dovesse togliere ai rampolli delle famiglie più potenti la possibilità di rimanere dei privilegiati.
La classe borghese è noto che non si prefigge di intervenire direttamente nell’agone politico, cercando rappresentanza chiara e trasparente.
Il motivo è ovvio: loro sono molto pochi come numero, ma hanno molti soldi e con quelli possono acquistare i servigi di alcuni utili lacchè con una bella somma che verrà essere elargita solo ai cani fedeli.
Con la scelta accurata di questa “classe dirigente” ottengono il controllo dei poveri costretti a lavorare sotto padrone per sopravvivere senza violare la legge.
Legge e ordine per garantire il fluire degli investimenti e dei profitti, senza dover tener conto dei fastidiosi effetti delle scelte economiche sulle vite delle persone che non hanno alternative al dover lavorare per loro ai prezzi “di mercato”. Naturalmente pagando le tasse sul reddito sebbene a volte sia persino più basso di quello indispensabile per una vita dignitosa – che è prevista dall’
 ARTICOLO 36

"Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa.

La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge.
Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi."

Questa Costituzione riguarda chiunque e non esiste modo di uscire dal destino di dover essere governati
La società moderna e in particolare le ultime forme di totalitarismo democratico sono arrivate al punto di dominare i popoli del mondo intero
Infatti se ci fate caso non viene mai neppure preso in esame il fatto di lasciare ad esempio dei territori liberi di autodeterminarsi: se appena uno dice di voler rendere libero uno scoglio in mezzo al mare, si ritrova un centinaio di elicotteri sul cervello.
Fatti salvi i luoghi strategici come le isole del Pacifico o San Marino o anche il Liechtenstein: eccezioni che consolidano e indirettamente favoriscono l’occupazione del pianeta intero da parte del potere della Economia politica. Questo è il nome del mostro: la politica resa minuscola e funzionale all’Economia laddove per gli esseri viventi l’unica salvezza sarebbe rovesciare completamente questa gerarchia.
Vorrei anche delineare i due modelli di società che apparentemente si combattono da 150 anni, da quando cioè la classe operaia ha cercato di trascinare la borghesia in una lotta che potesse funzionare anche come  confronto politico.
Questi tentativi sono tutti falliti e ancora peggio è andata per quanto riguarda gli esperimenti “riusciti”. Si è visto come gli ideali diventassero ottimi attrezzi di dominio capillare
Il controllo del potere politico non ha smesso di affascinare né i liberali né i socialdemocratici, tutti convinti nell’affermare di voler conservare lo Stato per farne lo strumento di giustizia e di applicazione della Sovranità popolare.
Nella prima metà dell’800 il capitalismo ha cominciato a diventare un vero nemico per la classe lavoratrice, che però era allora una componente essenziale della produzione e così ha dato del filo da torcere ai padroni delle fabbriche con tutti i sistemi che ha potuto. Sabotaggio, sciopero, distruzione delle macchine. Il Generale Ludd ha ispirato le rivolte di uomini che sapevano che le macchine non erano lì per aiutarli ma per renderli sempre più obsoleti anche rispetto alla produzione, alla quale però erano anche legati come alla flebo che poteva tenerli in vita.
Certo nel tempo si vede come una volta la libertà di lottare era meglio attrezzata, avevano tutti una casa magari con l’orto e si aiutavano l’un l’altro, facevano lavoretti qui e là, non essendoci certo ancora le leggi per impedirlo, infatti il capitale aveva ancora DAVVERO bisogno del lavoro degli operai.
E in una società dove non si trova altra via d’uscita occorre piegare il capo e lavorare anche alle condizioni più bestiali pur di garantirsi almeno la sopravvivenza
Sappiamo come questa possibilità di lottare ad oltranza sia stata ormai ridotta ad un ricordo. Infatti ogni volta che riappare anche per poco, si vince …. Ma vince prima il “senso civico” per una superstizione positiva che permane, per una sfiducia nelle proprie capacità di lavoro in autonomia e di auto-organizzazione efficiente, tarlo che affligge ancora un grandissimo numero di individui da ciò che posso constatare, sebbene siano invece persone ben migliori sia dal punto di vista dell’intelligenza sia da quello dell’onestà intellettuale dei loro governanti!
Non si sciopera più contro chi ci rende schiavi da gettare via alla prima occasione, ma contro chi non contribuisce a versare i suoi tributi nell’Erario dove tutti credano che risieda l’interesse del Popolo.
Poi passiamo il tempo ad immagine come incastrare i cattivi evasori che non pagano le tasse che magari sperano che Zorro arrivi e dia fuoco a Equitalia che sta per portargli via la casa e l’azienda, sentendo nel cervello il tic tac delle more che galoppano arrivando a rendere il debito finale un multiplo della somma dovuta (e magari contestata) inizialmente.
Vorremmo diventare tutti segugi e insegnare al fisco ad incrociare i dati che ha in memoria da sempre e che non ha mai divulgato, (sempre sia maledetta la porca privacy)? O inventarci un sistema infallibile per far pagare le tasse a chi non le paga?
Peccato per quei miliardi dello scudo fiscale fatti risparmiare ai più furbi!
E peccato per i traffici sulle quote latte e sugli “aiuti UE” (li paghiamo noi ma non li controlliamo)
E peccato ancora per quelle rate del condono 2003 mai pagate! (certo la legge prevedeva che fosse sufficiente versare la prima rata e la tomba avrebbe funzionato comunque)
E che dire dei beni ecclesiastici o dei partiti, delle associazioni culturali che impongono di versare succose donazioni per poter far curare un figlio piccolo dalla sordità, tutti esentati dal fisco perché “no profit” o utili alla società?
Sappiamo anche che la Corte dei Conti ha accertato che ogni anno in Italia 60 miliardi se ne vanno in corruzione, (con gli appalti come funziona: se paghi lavori e se non paghi chiudi)?
Se poi arriva un terremoto lo Stato, che carino, aspetta a chiederti i soldi anche fino a 12 mesi! Poi insomma datevi una mossa e ricostruite da soli, non vorrete mica lo stato assistenziale!
Questo Stato ormai spende del nostro reddito più di noi!
E nessuno si chiede come e perché!?
E dobbiamo anche magari diventare delatori dell’idraulico?
Sempre perché le entrate non vengano a mancare.
Ma le uscite quali sono?
Sappiamo che molto costano i partiti (terminali di interessi leciti e non)
Sappiamo che i servizi pubblici essenziali soffrono di tagli pesanti, come l’istruzione, la cultura, la giustizia; la sanità si salva un po’ perché tanto i cittadini pagano comunque il ticket e poi occorre far anche funzionale le greppie convenzionate, che ancora danno lavoro e forse a qualcuno anche favori
Dove finiscono tutti i soldi delle tasse degli Italiani????
Questo sistema non somiglia per niente ad un sistema fiscale equo.
Paolo C. ha citato più volte quello Usa.
Là vige un criterio, che discende da un pensiero liberale, in cui si contribuisce allo stato per la difesa  e le carceri o le Agenzie federali e poco altro, mentre quasi tutto il resto è affidato a grandissime fondazioni private anche multinazionali
Si scarica tutto e tutti rincorrono il sogno di evadere appena possono ma il fisco americano è davvero severo e, come anche la SEC (la nostra Consob) ha potentissimi mezzi al suo attivo. Per esempio si possono proteggere i testimoni che rivelano illeciti delle proprie aziende, si può bloccare subito una società e  farla fallire scovando ovunque i beni dei bancarottieri, che anche si fanno molta galera e restano letteralmente affidati agli assistenti sociali
In generale non c’è nero visto che comunque i controlli sono semplici e sostanziali quindi non servirebbe nemmeno
Il fatto che uno possa fallire è esteso anche alle singole persone le quali, se mollano tutto ai creditori poi però possono anche ricominciare a lavorare e a vivere.
Trovare e perdere il lavoro è facilissimo
Il loro welfare è inesistente e se ti ritrovi un parente in rianimazione magari ti arriva un conto di qualche milione di dollari per una settimana
Però i cittadini Americani non accetterebbero MAI uno Stato che imponga loro dei comportamenti e degli obblighi fiscali come i nostri, penso che farebbero subito una rivoluzione!
Tornando a noi. Se ci fosse uno Stato trasparente e si sapessero esattamente tutti i preventivi e i dettagli di ogni spesa, sono sicura che la somma da reperire con le imposte sarebbe molto minore. (E’ come il diario alimentare che mi prescrive sempre la mia dottoressa: se scrivo quello che mangio ne divento consapevole e quindi mangio di meno, non mi abbuffo “soprappensiero”)
Inoltre si dovrebbe almeno ripensare la tassazione introducendo la patrimoniale a regime e questo per un concetto che purtroppo diciamo in pochi: lo Stato serve solo ai ricchi: serve per tutelare le proprietà, per trascriverle nei pubblici registri, per trasmetterle in eredità, per mandare la polizia in caso di violazione e per costringere tutti a pagare le imposte che poi servono ovviamente a soddisfare di più chi ha già di più.
Lo Stato non siamo noi, lo Stato sono loro.
Noi dello Stato non abbiamo nessun bisogno, semmai loro, lo Stato e la sua padrona Economia, hanno bisogno di noi, non più come produttori (siamo obsoleti e / o in esubero come forza lavoro e infatti importiamo carne umana a basso prezzo dall’intero globo) ma come consumatori e titolari di servizi obbligatori per legge o gestiti in monopolio e purtroppo spesso siamo utili anche come pensatori di un mondo diverso.
Loro imparano anche da noi e ci danno da fare pure il compitino: chi denuncia il barbiere avrà un gratta e vinci e potrà grattare le cosce della Ferilli e vincere un gelato al ginseng, cosa che magari si farà ben raccontare sui media e convincerà gli sponsors
Lo Stato è nato sul concetto hobbesiano del Leviatano http://it.wikipedia.org/wiki/Leviatano_%28Hobbes%29
« Io autorizzo e cedo il mio diritto di governare me stesso a quest'uomo o a questa assemblea di uomini, a questa condizione, che tu gli ceda il tuo diritto, e autorizzi tutte le sue azioni in maniera simile. Fatto ciò, la moltitudine così unita in una persona viene chiamata uno stato, in latino civitas. Questa è la generazione di quel grande Leviatano o piuttosto - per parlare con più riverenza - di quel Dio mortale, al quale noi dobbiamo, sotto il Dio immortale, la nostra pace e la nostra difesa... »
(Thomas Hobbes, Leviatano p. 167)

Lo Stato padrone che diventa ogni giorno più potente nel dare o togliere i mezzi di sopravvivenza ad una grandissima parte della popolazione, di solito lo critichiamo se guardiamo all’Iran ma da noi va pure alla grande!
Ai tempi della Reich tedesco della fine dell’800, lo stato manteneva se stesso e il suo famoso esercito con le sole imposte sul tabacco.
Adesso non esiste più nulla che non subisca una tassazione di qualche genere.
E badate che spesso la fatica non vale il guadagno, perché certi costi di riscossione eguagliano le entrate tributarie come nel caso di ecopass a Milano http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/05/21/ecopass-addio-la-moratti-boccia-il-ticket-antismog-e-sulle-promette-una-sanatoria/112827/

E teniamo anche presente che per avere accesso al welfare devi sottometterti ai controlli che lo Stato pretende di fare su di te in ogni momento, per verificare se un cieco torna a vedere o se un paralitico riprende a correre.
Certo ci sono anche i truffatori seriali ma onestamente se uno ha avuto la constatazione di una invalidità irreversibile come la cecità non direi sia il caso di verificarlo a più riprese.
Eppure la dignità non sembra affatto contemplata tra i diritti del cittadino sebbene la Costituzione la metta addirittura già all’art. 3  e poi ancora altre volte più o meno esplicitamente.
Siamo nati per piacere allo Stato o siamo liberi di aderire o meno alle sue Leggi che abbiamo anche il diritto di scrivere e correggere democraticamente? E siamo liberi di dire che gli esseri umani non devono poter ridurre gli altri in schiavitù in cambio di una precaria sopravvivenza?

Adesso la sfida è passare al sistema alternativo: quello della collaborazione orizzontale e libera.

Non ci saranno più le odiose tasse ma quelle cose bellissime di cui parlava il povero Padoa Schioppa: i segni tangibili della nostra partecipazione ai progetti della comunità di cui facciamo parte.

Nel M5s questo è praticamente già vero al suo interno, infatti i progetti di auto-finanziano o nemmeno esistono.

Quando questo accadrà ci saranno infinite raccolte di fondi per infinite buone idee e basta!!!

Fino ad allora io vi invito tutti a partecipare a progetti ispirati alla gratuità che è la vera arma assoluta

La gratuità e la circolazione di vita intelligente, prima che di economia, lo scambio non più contro denaro ma per allargare il campo delle relazioni solidali e improntate alla ricerca della collaborazione, utilizzando e affinando l’intelligenza collettiva.

Il nuovo modello è quello del Pinguino, non per caso adottato anche da Linux.

In questa nuova idea si rovescia il dogma che l’umanità sarebbe suo malgrado vittima di istinti di sopraffazione, e si fonda su ricerche che dimostrano che, anzi, siamo portati a collaborare e costruire insieme in modo empatico e solidale, come fanno i Pinguini

Questo pianeta sta soffrendo anche perché noi crediamo che per lasciarlo vivere dovremmo dare più potere allo Stato, uno Stato più giusto magari, governato da persone meno orrende, ma questo potrebbe accadere solo se i “buoni” in parlamento fossero oltre il 50%. E sappiamo bene che pochissimi ritornano tra “noi” una volta arrivati alla poltrona, poi magari diventano, scrittori, opinionisti, gente che “ci spiega le nostre idee senza farcele capire” (Grazie Jannacci!)

Invece è sufficiente molto meno secondo me, dobbiamo salvare gli italiani più che l’Italia, dobbiamo salvarci tutti insieme, noi Europei e umanità tutta e dobbiamo salvarci anche da noi stessi, dal nostro pensiero socialdemocratico o dal nostro pensiero liberale, soprattutto dalla sciocca illusione che le istituzioni senza “persone vere” dentro possano mai produrre qualcosa di utile
 
Le persone vere che preferiscono tenersi la libertà piuttosto che tutto il resto cercano di applicare anche le leggi e magari buttano là ogni tanto delle idee per alcune questioni contingenti ma prima di tutto stringono un patto tra loro e decidono insieme cosa e chi decide