martedì 31 gennaio 2012

Basterà una risata per seppellirli?

Giuseppe Catoni un onorevole della Madonna!




La peggiore delle schiavitù è quando gli schiavi si credono liberi


WHICH SIDE ARE YOU ON?
(Florence Reese, 1946)

Come all of you good workers,
Good news to you I'll tell,
Of how that good old union
Has come in here to dwell

cho: Which side are you on?
Which side are you on?
Which side are you on?
Which side are you on?

My daddy was a miner,
And I'm a miner's son,
And I'll stick with the union,
Till every battle's won

They say in Harlan County,
There are no neutrals there
You'll either be a union man,
Or a thug for JH Blair

Oh, workers can you stand it?
Oh, tell me how you can
Will you be a lousy scab,
Or will you be a man ?

Don't scab for the bosses,
Don't listen to their lies
Us poor folks haven't got a chance,
Unless we organize


lunedì 30 gennaio 2012

Breve nota a sostegno del movimento anonimo in lotta su tutti i fronti del quotidiano mentre impazza il brusio servile bipartisan di intellettuali e giornalisti di regime



Se "intellettuale" ha ancora un'attinenza etimologica con intelligere credo che in Italia lo spazio per l'intelligenza sensibile sia stato completamente corroso da una cultura bigotta millenaria e bipartisan, come si dice nella novlingua degli schiavi del consumo.
Nei tempi recenti, seguiti al gioioso ed effimero terremoto del 68, da Piazza Fontana in poi, il potere ha mostrato il suo volto mafioso più feroce.
A Genova nel 2001 e oggi quel  che accade intorno alla val di Susa sono un'ultima riprova sconvolgente della barbarie italiana.
Una barbarie che si divide equamente -equitalia docet- tra società civile e poteri forti, fortini e deboli.
Io sono un po' schifato nel vedere da lontano (ma non troppo e forse non abbastanza) che l'ipocrisia italica non ha limiti e che si continua a blaterare a lato dei fatti. Tutti vedono che il potere fa quel che vuole, eppure si continua a disquisire come se si dovesse difendere una democrazia che non è mai esistita. Certo dopo Mussolini, Einaudi passa per uno statista demo ma soprattutto cristiano e dopo Berlusconi Monti passa per un uomo razionale ma pur sempre cristiano e soprattutto al servizio di quel potere bancario planetario che è all'epicentro del disastro capitalfinanziario italiano e mondiale.
Non solo in Italia, ma in Italia più che mai, serve il coraggio intellettuale di chiedersi se la rivoluzione sociale in sospeso da mezzo secolo non sia la sola prospettiva non iscritta nel gattopardismo imperante.
L'insurrezione del 68 è stata volgarmente falsificata dai reazionari destrorsi e recuperata dagli arcaismi gauchisti; in realtà quella prima rivolta contro la civiltà del lavoro è risultata insopportabile per entrambi i campi ideologici perché portatrice di un'emancipazione umana che denunciava tanto lo spettacolo concentrato che quello diffuso: capitalismo liberale l'uno, feroce forma statalista del capitalismo collettivista l'altro.
Purtroppo il concetto di rivoluzione è stato sputtanato e violentato cinicamente da tutte le parrocchie ideologiche di destra e di sinistra. Se le mafie possono infiltrare la rabbia della società civile è perché i clericalismi religiosi e politici hanno reso impotente la voce di un popolo ben più bue che sovrano.
Ripartire da una laicità che l'Italia non ha mai conosciuto e dalla rottura con la democrazia spettacolare in nome della democrazia diretta, organizzata in consigli. Di questo deve osare occuparsi l'intelligenza sensibile anziché accompagnare i burocrati prezzolati nelle loro carriere politiche. Prima che sia troppo tardi, se non lo è già.                                                      Sergio Ghirardi

venerdì 20 gennaio 2012

DALLE ALPI ALLE PIRAMIDI; DALLA PROVENZA ALLA SICILIA, DALL’EUROPA AL GIAPPONE; OGNUNO I SUOI VAMPIRI, OGNUNO IL SUO FORCONE


Qualche informazione internazionale tradotta per l’uso di quanti si rifiutano di morire idioti. In rosso i miei microcommenti. S. G.

Da qualche ora, oggi, venerdì 20 gennaio 2012 degli attivisti antinucleari del Vaucluse (il dipartimento di Avignone) occupano il Consiglio generale riunito in sessione.
I cittadini, abitanti e salariati della regione hanno fatto irruzione nell’assemblea con cartelli, striscioni e foto di vittime del nucleare perché vogliono che i deputati eletti si decidano a occuparsi della salute pubblica e del rischio per la popolazione e i territori causato dalle installazioni nucleari, visto che la Provenza è la regione più nuclearizzata di Francia.


Interpellati molte volte per lettera e per mail, nessun rappresentante dipartimentale eletto in un comune del Vaucluse, con una sola eccezione dell’ultima ora, né alcun sindaco si è degnato di rispondere alle molteplici interrogazioni dei cittadini presentate da due anni dal Collettivo antinucleare 84 (84 è il codice postale del dipartimento in questione).

Eppure gli incidenti nucleari  numerosi sulle installazioni della Valle del Rodano (più di 250 di vario grado nel 2010) nuociono alla vita e alla salute della popolazione e dei salariati:

contaminazione dell’acqua del rubinetto di molti siti della regione a causa del teitium radioattivo dopo l’incidente di Tricastin nel 2008,

esplosione del forno di scorie nucleari della Centraco a Marcoule nell’autunno 2011 con 1 morto, un ferito grave ancora tra la vita e la morte, numerosi traumatizzati e la dispersione di una nuvola radioattiva su Vauclise, Gard (Nimes) e Herault (Montpellier),

rigetto quotidiano da decine di anni di radiocontaminanti nell’atmosfera e nei fiumi,

presenza scoperta nel 2003 di plutonio nel Rodano fino in Camargue, mentre si moltiplicano casi di tumori multipli, danni neuronali e cardiaci, destrutturazione del DNA e donne incinte con feti malformati.

Lo studio epidemiologico che l’INSERM ha pubblicato la settimana scorsa mostra che le vittime non salariate delle installazioni nucleari sono 2,2 volte più numerose del previsto, in particolare i bambini affetti da leucemia. Questo studio sanitario conferma quelli effettuati in Germania e Svizzera negli ultimi anni (entrambe queste nazioni hanno deciso l’uscita dal nucleare).

Oggi, mentre la catastrofe nucleare di Fukushima continua in Giappone dopo quelle di Tchernobyl nel 1986 in Ucraina e di Three Miles Island 10 anni dopo negli Stati Uniti, l’Autorità delle sicurezza nucleare (ASN) e l’Istituto di Radioprotezione e della Sicurezza Nucleare (IRSN) affermano che un incidente nucleare non può più essere escluso in Francia.
Il recente rapporto “Valutazioni Complementari di Sicurezza” mette in luce lo stato di consunzione delle installazioni di Tricastin e la pericolosità di quelle di Marcoule e di Cadarache dove nessuna delle installazioni nucleari situate su faglie sismiche è in grado di resistere a un terremoto o a un’inondazione e dove nessun Piano d’Intervento potrebbe prevenire il dramma (notare che tutti questi siti sono a poche centinaia di Km dal territorio italiano).
Gli antinucleari, latori di una petizione firmata da 7500 abitanti del Vaucluse chiedono ai consiglieri generali eletti di cessare la loro sottomissione al diktat della lobby nucleare, di rompere la legge del silenzio e di assumere le loro responsabilità in materia di protezione della salute pubblica in Provenza facendo procedere a analisi sistematiche di radioattività in tutte le città e villaggi del dipartimento e pronunciandosi a favore di una risoluzione per l’arresto immediato delle installazioni nucleari della valle del Rodano-Durance (Tricastin, Marcoule, Cadarache, Cruas), per l’arresto immediato, definitivo e incondizionato del nucleare e non tra 10, 20 anni.





SE L’EUROPA PIANGE IL GIAPPONE NON RIDE

Fukushima. L’élite giapponese s’offre una città in India

La fuga all’estero.
Il governo giapponese accompagnato dai grandi nomi dell’industria giapponese ha appena firmato un accordo per costruire una città giapponese nel sud dell’India. Di fronte alla peste irrimediabile che tocca la terra abitabile, il Giappone si volta verso l’estero.
Capace di .50.000 persone et di una superficie di circa 2 km², questa “stazione balneare di qualità giapponese” offrirà tutto il lusso di una vita moderna “parco indistriale, ospedale, centro commerciale, minigolf”. C’è in Giappone chi vi coglie un piano dell’élite giapponese per abbandonare la nave (Schettino di tutti i paesi unitevi).
Le disponibilità di credito che la Banca del Giappone ha aperto per favorire gli scambi con l’India (15 miliardi di dollari) e con la Corea del sud (70 miliardi) indignano la popolazione (indignati di tutto il mondo unitevi), la quale si aspettava che la priorità fosse data alla ricostruzione e alla decontaminazione delle zone devastate del Giappone e all’evacuazione delle zone troppo contaminate e ancora abitate (irradiati di tutti i paesi unitevi).
In breve, a seconda che voi siate potenti o miserabili (dopo averla inghiottita tramite l’ideologia del consumerismo, il capitalismo planetario in crisi risputa dunque la lotta di classe? Proletari di tutti i paesi unitevi) coabiterete con i becquerels oppure giocherete a golf in una stazione balneare ben lontana da Fukushima. Una città balneare dove i vostri figli non rischieranno di giocare con della sabbia contenente 20 µS/h di radioattività che è ormai diventata la norma per il resto dei bambini giapponesi.
Non è bella la mondializzazione ?

Fukushima.
Nonstante i messaggi rassicuranti, i soli ad attraversare (raramente) la griglia dell’indifferenza mediatica, la crisi che il Giappone attraversa dopo l’incidente di Fukushima resta ingestibile e indebolirà a lungo l’avvenire del paese.
La copertura appena finita di uno dei quattro edifici sventrati con un telo di nylon è lungi dal costituire un inizio di risoluzione della crisi ambientale attraversata dal Giappone.
Bisogna anzitutto notare le condizioni drammatiche e eroiche in cui operano le squadre sul posto. Un quarto impiegato di una sessantina d’anni è morto subitamente l’11 gennaio ufficialmente per arresto cardiaco. La polizia ha sequestrato il corpo per un’autopsia.
La temperatura nel reattore n° 2 ha subito delle variazioni improvvise passando da 48.4°C à 102°C il 12 gennaio, per poi toccare i 142°C il 14. Una « panne della sonda » secondo TEPCO.
I lavori di costruzione della tenda dell’edificio n°2 sono stati sospesi a partire dal 5 gennaio per concentrare gli sforzi sull’edificio n° 4 nel quale ampi spezzoni dei muri sono stati demoliti dopo novembre. È ormai acquisito che il coperchio del bacino di contenimento di questo reattore giace a parecchie decine di metri dal suo sito d’origine.
Il sebatoio di desalinizzazuione del sistema di raffreddamento di soccorso presenta delle perdite.
300 tonnellate d’acqua contaminata da Césio radioattivo (49 à 69 Becquerels per cm²) sono state trovate il 13 gennaio in alcuni tunnel vicini all’unità 3.

In zone contaminate.
Le mappe più recenti delle zone contaminate mostrano che la contaminazione s’estende ben oltre le precedenti valutazioni. Due zone fortemente contaminate si trovano nelle zone limitrofe di Tokio. Le zone più debolmente contaminate si estendono fino a 250 Km a sud della centrale, in una zona dove c’è una delle più forti densità di popolazione del pianeta.  http://blog-imgs-26-origin.fc2.com/...

Nel resto del Giappone.
La contaminazione si estende anche oltre le zone direttamente toccate. Una giovane abitante della città di Nihonmatsushi ha constatato con stupore che l’appartamento in cui era appena entrata era anormalmente radioattivo. La ragione si trova nel fatto che dei materiali contaminati in seguito all’incidente di Fukushima erano stati integrati nel cemento.
Lo stesso fenomeno di disseminazione colpisce anche le fabbriche di trattamento della acque usate: in alcuni centri di trattamento la melma risultante dal trattamento concentra dei tassi elevati di radioattività che la rende impropria all’uso come fertilizzante. Le autorità la mettono da parte senza sapere come sbarazzarsene.

mercoledì 18 gennaio 2012

AGAINST SOPA & PIPA




January 18th, 2012 is the largest online protest in history, to stop the internet censorship bills, SOPA & PIPA. Join in by blacking out your site and urging everyone you can reach to contact Congress now.
Join the strike yourself:
Email optional. Fight for the Future will contact you about opportunities to meet with your Senator and other campaigns. Privacy Policy

January 18th is going to be amazing. Sites are striking in all different ways, but they are united by this: do the biggest thing you possibly can, and drive contacts to Congress. Put this on your site or automate it by putting this JS into your header, which will start the blackout at 8AM EST and end at 8PM EST.

Websites: How to Strike


  1. Black out your website for 12 hours with this page's HTML, or by putting this Javascript into your site's theme. Tucows is doing this and so is BoingBoing.
  2. Other people have made tools to strike. Some other ways to strike:
  3. Don't be silent that day. Tweet all day from your official company account (#SOPASTRIKE) and share news on sites like reddit. You will get much love in return from your users, and the bigger the action you do, the more love you will be feeling :) - You can follow us on twitter for news as the strike gets closer. If you are really feeling shy, you can blackout your site logo / add STOP SOPA messages wherever you can.

Everyone: Prepare to Strike


  1. If you have a Twitter account, tweet about the #SOPASTRIKE and ask your followers to get ready. You can follow us on twitter for news as the strike gets closer. Go to Blackout SOPA to add ‘STOP SOPA’ to your Twitter image.
  2. Post this SOPA Strike page to your Facebook account by clicking here.
  3. Get ready for January 18th! Email and tweet at your friends, tell them to tell everyone about the strike. When the day comes, call Congress, tweet like crazy (#SOPASTRIKE), and help the strike appear everywhere!

On Jan 24th, Congress will vote to pass internet censorship in the Senate, even though the vast majority of Americans are opposed. We need to kill the bill - PIPA in the Senate and SOPA in the House - to protect our rights to free speech, privacy, and prosperity. We need internet companies to follow Reddit's lead and stand up for the web, as we internet users are doing every day.

Confirmed Participants:


If you can also tweet at us at @FightForTheFTR from your official Twitter account, it will be easier for us to verify your participation. A blog post about why you are striking is great too!

martedì 10 gennaio 2012

Servire il pollo

da Nemesi animale


Dal BLOG di Gian Luca Mazzella sul Fatto quotidiano del 10-1-12 riporto senza commenti:

Appena varcata la porta sulla quale non c’è scritto arbeit macht frei,“…ci si imbatte in un girone infernale: sei enormi strutture, ognuna delle quali formata da due file di gabbie disposte su 7 piani, occupano per il lungo le due sezioni in cui è diviso il capanno, lunghe ciascuna 75 metri e larghe circa 20, formando in questo modo 7 corridoi. Ogni corridoio è percorso da una fila di luci equidistanti disposte sue due livelli, in modo da fornire luce sufficiente al forzato ritmo sonno-veglia a tutti i piani di gabbie. Quando si apre la porta un rumore angosciante si solleva piano piano in tutto il capanno... Le galline iniziano ad urlare angosciate e a beccarsi a vicenda e il suono delle loro grida cresce a livelli inimmaginabili. La sporcizia è ovunque: cumuli di un composto misto di piume, penne, polvere, ragnatele ed escrementi si depositano dappertutto, e vengono periodicamente ammassati alla fine di ogni corridoio… in molte gabbie le feci ricoprono completamente parti del soffitto formando uno strato spesso alcuni centimetri sul quale le galline battevano continuamente la testa… Ossa sottili ormai prive di piume e penne sono quello che rimane delle ali delle galline. Vivono la loro intera vita prigioniere di queste gabbie anguste, in gruppi che arrivano a contare anche 11 individui (nonostante la legge preveda un numero massimo di 5 animali)… in ogni momento c’è un animale che si muove, che calpesta gli altri, li urta, li fa alzare, crea confusione… Mai lo spazio per aprire le proprie ali. Quasi un quarto degli uccelli allevati a scopo commerciale sono storpi e provano dolori cronici e lancinanti. Quando sono costretti a camminare e riposare su lettiere marce, sporche, sature di ammoniaca, soffrono di ulcere alle dita, vesciche al petto, ustioni alle zampe. Le grate di cui è costituita la pavimentazione delle gabbie provocano dolorose malformazioni alle zampe… le galline presentano forti carenze di determinati fattori (diverse vitamine ad esempio), che risultano di essenziale importanza nel regolare il normale funzionamento organico.

Le conseguenze sono anemia delle parti carnose della testa (la cresta diventa moscia e biancastra, mentre dovrebbe essere rigida e rossa), apatia e debolezza generale, irritazione delle palpebre e comparsa di pustole. Essendo sottoposte a ritmi di deposizione delle uova intensi e innaturali, le galline patiscono gravi infezioni dell’ovidotto, il canale genitale attraverso cui le uova vengono deposte. Le penne si staccano in parte per lo strofinio contro la rete metallica, in parte per le continue beccate causate dagli elevatissimi livelli di stress (per i quali arrivano persino ad uccidersi e divorarsi a vicenda)… Le galline sono solite farsi dei “bagni di terra” per pulirsi le penne, eliminando i parassiti e provando un evidente piacere. A causa del loro forte istinto di pulizia, continuano a mimare istintivamente questo gesto anche sul pavimento di ferro, strappandosi le piume sfregate. Le loro unghie, inoltre, non sono ovviamente adatte a poggiare sulla griglia di ferro e, senza un terreno solido che le consumi, crescono in modo esagerato e possono rimanere permanentemente impigliate nella gabbia. Non è raro che rimangano letteralmente attaccate alla griglia: le zampe si incastrano nella rete e, se non riescono a liberarsi, la carne delle dita cresce col tempo intorno al fil di ferro…

In certi casi, alcune galline armate di determinazione riescono a passare dalle fessure delle gabbie, ritrovandosi a vagare per i corridoi in un’illusione di libertà: non hanno mai camminato prima, né avuto lo spazio per spiegare le ali e per muoversi per più di qualche centimetro, le loro zampe non sono mai entrate in contatto con una superficie diversa dalla griglia metallica della gabbia, sono visibilmente impaurite e disorientate. Essendo uscite dalla macchina che le tiene “in vita” moriranno lentamente di fame e freddo…. Abbiamo trovato molti cadaveri all’interno dei corridoi dei capannoni, molti dei quali probabilmente mangiati dai numerosi topi presenti all’interno. Il sovraffollamento forzato e la non considerazione delle loro necessità etologiche le conduce irrimediabilmente a comportamenti fortemente aggressivi e autolesionisti. Per ovviare a questo problema viene praticato il taglio del becco in giovanissima età, rendendo loro molto difficile beccarsi a morte, ma non impedendo, comunque, di procurarsi dolorose ferite. Sono ancora ben visibili becchi malformati da questa crudele pratica che rende fastidioso anche cibarsi o bere. I piani delle gabbie sono altissimi e risulta ovvio che soprattutto quelle in alto vengono pulite e controllate molto di rado… All’interno delle gabbie abbiamo trovato molti cadaveri, alcuni in decomposizione, altri oggetto di cannibalismo da parte delle altre galline.. Le galline trovate morte o agonizzanti vengono semplicemente gettate in mezzo ai corridoi, in attesa di essere stoccate nel congelatore”.  Buon appetito, Sergio G..

lunedì 9 gennaio 2012

Le dieci strategie per la manipolazione di massa



Vi ho tradotto questo breve articolo tratto dalla rivista francese on line “Réchauffer la Banquise”.

Buona lettura                               Sergio Ghirardi


Le dieci strategie per la manipolazione di massa

ARTICOLO DI NOAM CHOMSKY TRASMESSO DA JEAN-FRANÇOIS DIRRINGER. MARTEDI 3 GENNAIO 2012
 
1/ La strategia della distrazione
Elemento primordiale del controllo sociale, la strategia della diversione consiste nello sviare l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dai cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche, tramite un diluvio continuo di distrazioni e d’informazioni insignificanti. La strategia della diversione è ugualmente indispensabile per impedre al pubblico di interessarsi alle conoscenze essenziali negli ambiti della scienza, dell’economia, della psicologia, della neurobiologia e della cibernetica. « Mantenere l’attenzione del pubblico distratta, lontano dagli effettivi problemi sociali, accattivata da temi senza reale importanza. Mantenere il pubblico occupato, occupato, occupato senza alcun tempo per pensare; di ritorno alla fattoria con gli altri animali ».  (Estratto da « Armi silenziose per guerre tranquille »)
2/ Creare dei problemi per poi offrire delle soluzioni
Questo metodo è chiamato anche « problema-reazione-soluzione ». Si crea prima di tutto un problema, una « situazione » prevista per suscitare una certa reazione del pubblico, affinché sia egli stesso pronto a domandare misure che gli si vogliono far accettare. Per esempio: lasciare che si sviluppi la violenza urbana, oppure organizzare attentati sanguinosi affinché il pubblico domandi leggi di sicurezza a detrimento della libertà. O ancora: creare una crisi economica per far accettare come un male necessario il regresso dei diritti sociali e lo smantellamento dei servizi pubblici.
3/ La strategia della degradazione
Perf are accettare una misura inaccettabile, basta applicarla progressivamente, in scala degradante su una durata di dieci anni. In tal modo sono state imposte durante gli anni ottanta e novanta delle condizioni socio-economiche completamente nuove (il neoliberalismo). Disoccupazione massiccia, precarietà, flessibilità, delocalizzazioni, salari che non garantiscono più un reddito decente sono tutti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero stati adottati brutalmente.
4/ La strategia del differimento
Un altro modo di afre accettare una decisione impopolare consiste nel presentarla come « dolorosa ma necessaria », ottenendo l’accordo del pubblico nel presente per un’applicazione nel futuro. Accettare un sacrificio futuro è sempre più facile che accettarne uno nel presente. Innanzitutto perché lo sforzo non va fornito immediatamente. In secondo luogo perché il pubblico ha sempre tendenza a sperare ingenuamente che « domani tutto andrà meglio » e che il sacrificio richiesto potrà essere evitato. Infine ciò lascia del tempo al pubblico per abituarsi all’idea del cambiamento accettandolo con rassegnazione al momento venuto.


5/ Rivolgersi al pubblico come a un bambino piccolo
La maggior parte delle pubblicità destinate al grande pubblico utilizzano un discorso, degli argomenti, dei personaggi e un tono particolarmente infantilizzanti, spesso prossimi al demenziale, come se lo spettatore fosse un bambino piccolo o un malato di mente. Più si cercherà di ingannare lo spettatore più si adotterà un tono infantilizzante. Perché ? « Se ci si rivolge a una persona come se avesse 12 anni, essa avrà, allora, per suggestione, con qualche probabilità, una risposta o una reazione altrettanto acritica che una persona di 12 anni ». (Estratto da: « Armi silenziose per guerre tranquille »).
6/ Fare appello all’emozione piuttosto che alla riflessione
Fare appello all’emozione è una tecnica classica per cortocircuitare l’analisi razionale e dunque il senso critico dell’individuo. Inoltre l’utilizzazione del registro emotivo permette di aprire la porta all’inconscio per impiantarvi delle idee, dei desideri, delle paure, delle pulsioni o dei comportamenti…
7/ Mantenere il pubblico nell’ignoranza e nella stupidità
Fare in modo che il pubblico sia incapace di capire le tecniche e i metodi utilizzati per il suo controlloe la sua schiavitù: « La qualità dell’éducazione data alle classi inferiori deve essere la più povera in modo che il fossato dell’ignoranza che isola le classi inferiori dalle superiori sia e resti incomprensibile per le classi inferiori.   (Estratto da: « Armi silenziose per guerre tranquille »).
8/ Incoraggiare il pubblico a compiacersi nella mediocrità
Incoraggiare il pubblico a trovare « cool » il fatto di essere stupidi volgari e incolti…
9/ Sostituire la rivolta con il senso di colpa
Far credere all’individuo che è il solo responsabile dei suoi mali, per colpa della scarsità della sua intelligenza, delle sue capacità o dei suoi sforzi. Così anziché rivoltarsi contro il sistema economico, l’individuo si autosvaluta e  si colpevolizza con il risultato di uno stato depressivo tra i cui effetti c’è l’inibizione all’azione. E senza azione niente rivoluzione !
10/ Conoscere gli individui meglio di quanto essi stessi si conoscono
Nel corso degli ultimi 50 anni, i progressi folgoranti della scienza hanno scavato un fossato crescente tra le conoscenze del pubblico e quelle detenute e utilizzate dalle élites dirigenti. Grazie alla biologia, alla neurobiologia e alla psicobiologia applicata, il sistema è arrivato a una conoscenza avanzata dell’essere umano sia fisicamente che psicologicamente. Il sistema è arrivato a conoscere l’individuo medio meglio di quanto egli stesso si conosca. Ciò significa che nella maggior parte dei casi, il sistema detiene un controllo e un potere più grande sugli individui che gli individui stessi.
Noam Chomsky

Sacrifici sempre più sinistri a sinistra



Commento a latere dell’articolo di Jacopo Fo sul Fatto del 9-1-12. Soffrire è di sinistra?

Il tormentone su destra e sinistra è ossessionante e il tema sembra onnipresente ma c'è un motivo: si tratta di avere un'identità almeno fittizia in un mondo che non si riesce più neppure a capire. In un mondo in cui si è ridotti a spettatori della propria vita, essere di sinistra è come una foto sul passaporto per passare le frontiere psicogeografiche di paesi inesistenti.
Marx diceva di non essere marxista ma molti di coloro che si sono pretesi suoi seguaci ed eredi rivendicano oggi addirittura l'elemosina vuota di senso di un'appartenenza alla sinistra quasi ne dipendessero i destini del mondo.
La sinistra è una definizione parlamentare borghese che risale alla rivoluzione francese ed è tutta interna a una visione del mondo in cui la democrazia (rappresentativa e dunque inevitabilmente gerarchica) è il modo più adatto per far funzionare il sistema. Un tale schema ideologico va bene per tutti coloro che pretendono di rappresentare il popolo anziché lottare affinché questi possa rappresentarsi da solo come soggettività e individualità sociale agente.
Anche i più ingenui hanno ormai imparato a loro spese che nessuno assomiglia di più a un rappresentante del popolo di destra che un rappresentante del popolo di sinistra.
A sinistra, all'estrema sinistra dello spettacolo, nel 68 c'erano, tra le altre scorie, gli zombi maoisti, pretonzoli sadici riciclatisi in seguito in massa nel liberalismo più bieco. Hanno continuato a servirsi del popolo che un tempo pretendevano di servire nelle loro giaculatorie mistico-meccaniciste.
Erano di sinistra i nuovi filosofi, ex maoisti che hanno tardivamente scoperto gli orrori dello stalinismo cambiando subitamente marciapiede senza cambiare mestiere?
La minoranza folta di quanti, allora, hanno osato criticare radicalmente il lavoro salariato anziché ridursi a chierichetti militanti di una nuova religione, ha osato prendere i suoi desideri per la realtà prima che la realtà del capitalismo sottraesse il lavoro ai questuanti che continuavano a rivendicarlo masochisticamente.
Tramite la saggia provocazione situazionista del "Non lavorate mai" si è posta la questione sociale là dove la sinistra, coacervo ideologico confuso manipolato da burocrati ed estremisti, aveva il compito di nasconderla.
La rivolta radicale che è stata al cuore dello spirito concreto del maggio 68 si è espressa allora con il movimento delle occupazioni. Le stesse che, nel contesto cambiato, riaffiorano oggi sul pianeta, facendo paura a destre e sinistre che voglono salvare il sistema dalla crisi.
Questa mitica crisi è di destra e di sinistra perché, anziché cogliere la rivoluzione epocale che sta alla fine di una civiltà, sono tutti d'accordo a ripristinare lo sfruttamento economicista di un lavoro che sta scomparendo da solo dal quotidiano di molti proletari. La civiltà del lavoro, appunto, è in via di lenta ma costante disparizione, ma ciò non provoca la festa proletaria che potrebbe essere.
Il ricatto alla povertà cresce contro natura dal momento che non è la ricchezza che manca ma la sua distribuzione organizzata con criteri umani, così come le attività necessarie a produrre benessere devono tornare indipendenti dal processo produttivo al servizio della valorizzazione economica.
Privatizzare o nazionalizzare saranno sempre due truffe speculari contro la sovranità del popolo finché una democrazia consigliare non garantirà il possesso reale dei beni comuni e dei mezzi di produzione.
Il valore d'uso non è il valore di scambio, ma chi se lo ricorda ancora quando si è ossessionati dalla crescita del PIL e dal salvataggio delle banche?
L'economia è malata? Nessun accanimento terapeutico, lasciamola crepare in pace e riappropriamoci della vita!

Solo degli schiavi o dei kapò possono confondere la critica del lavoro con la critica del fare, del creare, del giocare che è al centro della vita umana. Quel che già il maggio 68 e ancora di più oggi i disoccupati sfuggiti alla trappola dell'elemosina sindacalista rivendicano, è una vita e una società all'altezza dei loro sogni.
Destra e sinistra sono categorie dell'incubo capitalista che si oppone alla nascita di una nuova civiltà al cuore dell'umanità dell'uomo. Un tale rovesciamento di prospettiva urge e spinge ormai da mezzo secolo, soffocato, distorto e criminalizzato dalle orde di servitori volontari che la cultura dominante educa all'umiliazione e alla noia e se non basta, pure alla fame, ultima ratio per fare di ogni pecora il proprio cane.

Peccato continuare a ripetersi, ma per poter smettere bisogna che prima si cominci a cambiare.

Sergio Ghirardi

sabato 7 gennaio 2012

Grillo, sei sicuro che un uomo valga un voto?


 


Grillo, sei sicuro che un uomo valga un voto?
I giornali titolano più o meno così: “Oltre 10.000 persone dopo le ventidue al centro commerciale. Tanta gente ma pochi scontrini”. L’occasione è quella offerta giovedì sera dall’Orio Center di Bergamo, primo centro commerciale d’Italia a sperimentare l’orario d’apertura prolungato fino a mezzanotte secondo le nuove norme contenute nel decreto salva-Italia. All’indomani dell’orgia consumistica natalizia, ben 10.000 persone vanno a giracchiare in un centro commerciale tra le 22.00 e la mezzanotte. E c’è qualcuno che si lamenta pure che gli scontrini sono stati inferiori alle attese.Quando Grillo (che apprezzo per molti dei suoi temi) invoca il suo “un uomo–un voto” (cfr.: “Siamo in guerra”, Grillo-Casaleggio, Chiarelettere, 2012) e cioè una democrazia diretta via internet saltando politici e decidendo direttamente le grandi questioni del Paese, io penso sempre a questa gente. Come già qualche mese fa all’Unieuro di Roma, vediamo sempre più spesso folle oceaniche, che statisticamente significano la maggioranza del Paese, che lasciano vuoti i cinema dopo le 22.00, i musei a qualunque orario, che leggono sempre meno giornali, pochissimi libri, lavorano da mattina a sera, non stanno mai con i figli e la famiglia… ma quando hanno un attimo di libertà affollano gli shopping center.

Grillo, che Dio ti benedica, grazie del tuo lavoro, grazie di esistere, ma… sei proprio sicuro che vuoi dare a ognuno di questi signori il voto per stabilire cosa è giusto fare in Italia su temi come la cultura, la sanità, la difesa, l’industria? Non sarà che poi, per farli votare, bisogna fare qualche promozione commerciale, un tre-per-due, un gadget, una scheda elettorale che lava più bianco, un’urna con l’App e il touch-screen?

Lo sconforto che provo sempre più spesso è legato a notizie come questa sopra riferita. Dei politici, non riesco neppure più a stupirmi: in piena crisi fanno quadrato per non farsi ridurre lo stipendio, per le diarie, per i rimborsi dei taxi, per mantenere il diritto a una pensione che altri non avranno e comunque dopo quarantanni di lavoro mentre a loro ne basteranno quindici: degli imprenditori non mi sono mai stupito: si lamentano ma poi non hanno idee, non sanno gestire le aziende, Marchionne non fa un’auto vincente da quando esiste, le loro imprese sono colabrodo di costi inutili, la gente migliore non la valorizzano, non pagano i contributi, frodano il fisco a mani basse. Ora mi colpisce la gente, invece, che piange la crisi durissima ma poi spende 3 miliardi per cenone e pranzo di Natale, e che il giorno dopo butta via 600 milioni di cibo inutilizzato, o che affolla le strade per i saldi con cui comprare, risparmiando, cose del tutto voluttuarie, che se ci fosse davvero la crisi non dovrebbe neanche pensare ad avere. Oppure che si fionda all’Orio Center dopo le ventidue, perché non ha talmente un cazzo da fare nella vita che qualunque cosa è peggio di un bel giretto per negozi in mezzo a una folla assurda e vociante.

Ecco, in questi momenti mi chiedo se davvero dobbiamo dare a tutti un mouse con cui cliccare sulle grandi decisioni del Paese, o se invece non dobbiamo pensare di istituire un esamino per vedere se tutti hanno lo stesso diritto di votare alle elezioni. No, perché, anche questa storia del suffragio universale, tanto per fare una provocazione, è una norma della Costituzione anche discutibile. Sia certi che chi spreca energia, risorse, compra cose inutili, inquina, piange miseria da mane a sera e poi fotte il fisco… anche questi signori devono avere il potere di decidere la cosa pubblica? La tua? La mia?

commento di Gilda Caronti


Gentile Simone Perotti
Condivido il ragionamento che anzi ho fatto spesso anch'io soprattutto a proposito dei referendum deliberativi senza quorum che propugniamo con il M5s.
La qualità politica degli individui è assai scarsa e come stupirci se la passività indotta da tutta la società ha prodotto i suoi effetti su una larga maggioranza di "idioti" (dal greco idiótes. Idiótes voleva dire 'uomo privato', in contrapposizione all'uomo pubblico, il quale ultimo rivestiva cariche politiche e dunque era colto, capace, esperto; quindi già in greco idiótes valeva 'uomo inesperto, non competente) (Per un celebre idiota letterario, basti citare L'idiota (titolo originale russo: Idiòt) del grande narratore Fëdor Dostoèvskij. L'"idiota" protagonista del romanzo, il principe My_kin, è però un idiota molto particolare, segnato da una forte valenza simbolica: un candido, un buono integrale, un angelo che cerca di farsi uomo e, in quanto tale, riguardato dagli altri esseri umani - di animo molto meno nobile - come una sorta di socialmente disadattato, di mentecatto, di malato di idiozia (nel senso tecnico del termine, allora in voga): un idiota, appunto.)
Questa condizione di inadeguatezza alla vita pubblica - da che lo "spazio pubblico" è scomparso e risucchiato dalla abnorme crescita dello "spazio privato" , quello economico, degli interessi e dello sguardo rivolto al proprio "particulare" è ormai sotto gli occhi di tutti noi. Come avrebbe potuto altrimenti schiacciarci un Berlusconi sotto una valanga di voti del "popolo"? Studiare e informarsi è un lusso o una fatica, siamo tutti costretti a lavorare ogni giorno di più anche solo per non finire rovinati; come Alice corriamo sempre più in fretta per rimanere allo stesso posto. Non è sufficiente proporsi di votare con un clic per restituire a ciascuno di noi la dignità e il potere su noi stessi. Per molti avere potere sulla propria vita significa non saper più muovere un passo. Occorre che ne diventiamo consapevoli ma in prima battuta direi che è importante stabilire che la novità VERA sarà uscire dalla logica che il voto comporti il COMANDO sugli altri. Questo non è più accettabile. Per me il M5S deve proporsi di frequentare le istituzioni in un modo del tutto particolare: per controllarle e contro-informare, oltre che per trovare una tribuna per le idee che via via si discutono in pubblico e nella rete. Ma in nome di un AUTO-GOVERNO e non certo di un uso del sistema per sottomettere le minoranze quale è la nostra cosiddetta democrazia. La partecipazione potrà funzionare come risveglio e crescita della capacità di fare di se stessi una voce attiva, una persona adeguata alla vita pubblica e di farlo collettivamente. Questa è una rivoluzione che con tutte le mie forze cerco di portare avanti da una vita intera, magari effettivamente anche disertando i centri commerciali dove proprio non sono a mio agio. Meglio una decisione sbagliata presa ragionando con la propria testa che una giusta subita nella vergogna dell'ignoranza e dell'indifferenza

venerdì 6 gennaio 2012

Nietzsche scippato dalla sinistra





"La calunnia" S. Botticelli
Era il 1977. Le tensioni sociali e la contestazione studentesca dominavano le cronache italiane. A febbraio Luciano Lama veniva cacciato dalla Sapienza e sulle mura di quella stessa università compariva la scritta: «Il deserto cresce, guai a chi nasconde deserti dentro di sé». Era uno degli slogan in voga. Ed era, soprattutto, una frase dello Zarathustra di Nietzsche.

Dopo qualche mese, nell’estate dello stesso anno, il «Corriere della Sera» riportava la notizia di un convegno nietzscheano a Cefalù nel quale, con molto stupore, si sottolineava «il nuovo interesse di intellettuali antifascisti e democratici di sinistra per l’autore “innominabile” dello Zarathustra». E in quegli stessi giorni Giorgio Almirante, leader dell’Msi, in un comizio esclamava malinconicamente: «adesso ci vogliono scippare anche Nietzsche!». Non era certo un caso.

Nietzsche è stato il filosofo più controverso, dibattuto e tirato per la giacca d’un intero secolo. È una storia lunga e complicata: dalla “nazificazione” del suo pensiero alla depoliticizzazione, in nome di un ritorno all’ambito della storia della filosofia; infine l’uso che le varie stagioni politiche ne hanno fatto. Nietzsche, suo malgrado, è stata un’etichetta prestigiosa (o no, a seconda dei punti di vista) sotto cui iscrivere visioni del mondo e filosofie della storia.

Da noi, in Italia, queste utilizzazioni del pensatore tedesco hanno assunto colorature e contorni sino in fondo mai studiati. Lo fa oggi Stefano Azzarà nel suo Un Nietzsche italiano (manifestolibri): il libro ricostruisce la fortuna che ha avuto l’immagine del filosofo tedesco alla luce delle interpretazioni che ne ha dato Gianni Vattimo. Ne emerge un quadro interessante sotto più punti di vista. Anzitutto come un pensatore considerato reazionario e conservatore diventi, in breve tempo, icona di molti intellettuali dell’estrema sinistra. E poi perché questo slittamento che porta Nietzsche in un «graduale ma pieno assorbimento nel pantheon culturale della sinistra», avviene in un concatenamento di fatti politici.

Quindi non si tratta soltanto di storia delle idee: qui siamo di fronte alla realtà conflittuale degli anni Sessanta e Settanta, alla violenza, al terrorismo. E l’impatto di tutto ciò sui ceti intellettuali. In quegli anni la società non appare abbastanza rivoluzionaria, e Nietzsche viene assunto, scrive Azzarà, a modello teorico per «l’estrema radicalizzazione della critica alla democrazia capitalista»: più critico, più spietato, più rivoluzionario.

Era colui a partire dal quale si poteva mettere in discussione il falso illuminismo delle società occidentali e, allo stesso tempo, rispondeva agli afflati anticomunisti della sinistra extraparlamentare perché dava voce al dissenso nei confronti del «socialismo sovietico e del suo “volto burocratico e autoritario”». Per questo fu eletto a «nonno della contestazione studentesca». Ad Azzarà riesce perciò non soltanto la ricostruzione, rigorosa, del percorso teorico di Vattimo. Attraverso questo percorso disegnare anche una mappa sociale e politica di quegli anni, con tutte le insidie e gli incidenti che hanno caratterizzato non soltanto il filosofo torinese, ma un’intera generazione d’intellettuali legati alla sinistra.

E pone tutta una serie di interrogativi non sempre risolti: dall’incidenza del terrorismo – c’è una frase di Vattimo nella quale il filosofo proclamava che «la critica delle armi deve realizzare ciò che da sole non possono fare le armi della critica» (che però altri non è che il giovane Marx) – al loro “riflusso” neoliberale in anni più recenti. Ha ragione l’autore quando scrive che Nietzsche ha giocato un ruolo decisivo nella nostra società «che non è possibile rimuovere con una semplice demonizzazione o con un’alzata di spalle». E nemmeno, si può aggiungere, quella stagione può esser liquidata o assolta senza fare i conti con tutti i suoi contesti, teorici e non. Un’alzata di spalle non vi seppellirà.


Commento di Sergio Ghirardi:

Che i cosiddetti intellettuali abbiano bisogno di icone dice tutto sulla miseria dei suddetti.
Solo dei fanatici manichei isterici ( a cominciare da sua sorella) possono giocare a tirare Nietzsche da una parte all'altra di un fossato ideologico tutto interno alla società capitalista. Destra e sinistra sono da un secolo (diciamo da Dreyfuss in poi) uno spartiacque ideologico semifittizio che nasconde quello storico tra sostenitori della società dominante (conservatori e progressisti) e oppositori anticapitalisti (a loro volta ben distinti in socialisti rivoluzionari e nazionalsocialisti fascisti reazionari).
Nietzsche ha pensato dal punto di vista della soggettività e una tale ampiezza di sguardo ha fatto sì che si possano trovare in lui mille sfaccettature per annetterselo ideologicamente. E' però un'operazione da schiavi perché Nietzsche risulta irrecuperabile nella sua divina mania di conoscenza totalizzante e non totalitaria.
Nietzsche. è utile a una lettura dialettica radicale della filosofia della storia quanto della storia della filosofia. La sua critica del collettivismo aiuta a ritrovare le radici radicali della teoria del proletariato di un Marx machiavelliano, così come il suo superuomo e i suoi untermenchen (sic) spingeranno W. Reich a denunciare piuttosto - ancora una volta dialetticamente - il piccolo uomo razzista e frustrato che si nasconde dietro alle manie di grandezza di una volontà di potenza scaturita dall'impotenza, una volta perduta la volontà di vivere da liberi esseri sociali.
Nietzsche è affascinante oltre le sue contraddizioni e il suo fascino trasuda anche in un libro fondamentale del ventesimo secolo: quel "Trattato del saper vivere ad uso delle giovani generazioni" ( finalmente ritradotto decentemente per l'editore Castelvecchi nel 2006) che è stato il libro più rubato durante il maggio 68.
In seguito, Vaneigem, autore prolifico ma non abbastanza conosciuto in Italia, si è spinto più lontano sulla strada dell'autonomia di pensiero e ci ha richiamato con coerenza all'esigenza pratica che il riconoscimento dell'importanza e dell'attualità di Nietzsche si spinga fino al suo superamento teorico.
La soggettività rimette al centro di ogni azione collettiva l'individuo autonomo: a partire da questa sensibilità rivoluzionaria si stanno manifestando i primi segni di un ritorno della volontà di emancipazione nelle occupazioni laiche delle piazze nordafricane, di Wall Street e del resto del mondo. Piccoli segni ancora fragili e facilmente sommersi dall'ignoranza atavica di massa delle superstizioni tradizionali (le religioni) e di quella moderna (l'economicismo), freni a mano di un vagone della storia umana che rischia ormai di deragliare.
Siamo a un bivio tipicamente nietzschiano e la situazione dei rifiuti di Napoli ci ricorda a livello sociale che ognuno di noi, se non interviene soggettivamente e umanamente (cioé in comune) contro i collettivismi mafiosi privati e di Stato, può finire DOVUNQUE inghiottendo i suoi propri escrementi