lunedì 30 gennaio 2012

Breve nota a sostegno del movimento anonimo in lotta su tutti i fronti del quotidiano mentre impazza il brusio servile bipartisan di intellettuali e giornalisti di regime



Se "intellettuale" ha ancora un'attinenza etimologica con intelligere credo che in Italia lo spazio per l'intelligenza sensibile sia stato completamente corroso da una cultura bigotta millenaria e bipartisan, come si dice nella novlingua degli schiavi del consumo.
Nei tempi recenti, seguiti al gioioso ed effimero terremoto del 68, da Piazza Fontana in poi, il potere ha mostrato il suo volto mafioso più feroce.
A Genova nel 2001 e oggi quel  che accade intorno alla val di Susa sono un'ultima riprova sconvolgente della barbarie italiana.
Una barbarie che si divide equamente -equitalia docet- tra società civile e poteri forti, fortini e deboli.
Io sono un po' schifato nel vedere da lontano (ma non troppo e forse non abbastanza) che l'ipocrisia italica non ha limiti e che si continua a blaterare a lato dei fatti. Tutti vedono che il potere fa quel che vuole, eppure si continua a disquisire come se si dovesse difendere una democrazia che non è mai esistita. Certo dopo Mussolini, Einaudi passa per uno statista demo ma soprattutto cristiano e dopo Berlusconi Monti passa per un uomo razionale ma pur sempre cristiano e soprattutto al servizio di quel potere bancario planetario che è all'epicentro del disastro capitalfinanziario italiano e mondiale.
Non solo in Italia, ma in Italia più che mai, serve il coraggio intellettuale di chiedersi se la rivoluzione sociale in sospeso da mezzo secolo non sia la sola prospettiva non iscritta nel gattopardismo imperante.
L'insurrezione del 68 è stata volgarmente falsificata dai reazionari destrorsi e recuperata dagli arcaismi gauchisti; in realtà quella prima rivolta contro la civiltà del lavoro è risultata insopportabile per entrambi i campi ideologici perché portatrice di un'emancipazione umana che denunciava tanto lo spettacolo concentrato che quello diffuso: capitalismo liberale l'uno, feroce forma statalista del capitalismo collettivista l'altro.
Purtroppo il concetto di rivoluzione è stato sputtanato e violentato cinicamente da tutte le parrocchie ideologiche di destra e di sinistra. Se le mafie possono infiltrare la rabbia della società civile è perché i clericalismi religiosi e politici hanno reso impotente la voce di un popolo ben più bue che sovrano.
Ripartire da una laicità che l'Italia non ha mai conosciuto e dalla rottura con la democrazia spettacolare in nome della democrazia diretta, organizzata in consigli. Di questo deve osare occuparsi l'intelligenza sensibile anziché accompagnare i burocrati prezzolati nelle loro carriere politiche. Prima che sia troppo tardi, se non lo è già.                                                      Sergio Ghirardi