venerdì 20 gennaio 2012

DALLE ALPI ALLE PIRAMIDI; DALLA PROVENZA ALLA SICILIA, DALL’EUROPA AL GIAPPONE; OGNUNO I SUOI VAMPIRI, OGNUNO IL SUO FORCONE


Qualche informazione internazionale tradotta per l’uso di quanti si rifiutano di morire idioti. In rosso i miei microcommenti. S. G.

Da qualche ora, oggi, venerdì 20 gennaio 2012 degli attivisti antinucleari del Vaucluse (il dipartimento di Avignone) occupano il Consiglio generale riunito in sessione.
I cittadini, abitanti e salariati della regione hanno fatto irruzione nell’assemblea con cartelli, striscioni e foto di vittime del nucleare perché vogliono che i deputati eletti si decidano a occuparsi della salute pubblica e del rischio per la popolazione e i territori causato dalle installazioni nucleari, visto che la Provenza è la regione più nuclearizzata di Francia.


Interpellati molte volte per lettera e per mail, nessun rappresentante dipartimentale eletto in un comune del Vaucluse, con una sola eccezione dell’ultima ora, né alcun sindaco si è degnato di rispondere alle molteplici interrogazioni dei cittadini presentate da due anni dal Collettivo antinucleare 84 (84 è il codice postale del dipartimento in questione).

Eppure gli incidenti nucleari  numerosi sulle installazioni della Valle del Rodano (più di 250 di vario grado nel 2010) nuociono alla vita e alla salute della popolazione e dei salariati:

contaminazione dell’acqua del rubinetto di molti siti della regione a causa del teitium radioattivo dopo l’incidente di Tricastin nel 2008,

esplosione del forno di scorie nucleari della Centraco a Marcoule nell’autunno 2011 con 1 morto, un ferito grave ancora tra la vita e la morte, numerosi traumatizzati e la dispersione di una nuvola radioattiva su Vauclise, Gard (Nimes) e Herault (Montpellier),

rigetto quotidiano da decine di anni di radiocontaminanti nell’atmosfera e nei fiumi,

presenza scoperta nel 2003 di plutonio nel Rodano fino in Camargue, mentre si moltiplicano casi di tumori multipli, danni neuronali e cardiaci, destrutturazione del DNA e donne incinte con feti malformati.

Lo studio epidemiologico che l’INSERM ha pubblicato la settimana scorsa mostra che le vittime non salariate delle installazioni nucleari sono 2,2 volte più numerose del previsto, in particolare i bambini affetti da leucemia. Questo studio sanitario conferma quelli effettuati in Germania e Svizzera negli ultimi anni (entrambe queste nazioni hanno deciso l’uscita dal nucleare).

Oggi, mentre la catastrofe nucleare di Fukushima continua in Giappone dopo quelle di Tchernobyl nel 1986 in Ucraina e di Three Miles Island 10 anni dopo negli Stati Uniti, l’Autorità delle sicurezza nucleare (ASN) e l’Istituto di Radioprotezione e della Sicurezza Nucleare (IRSN) affermano che un incidente nucleare non può più essere escluso in Francia.
Il recente rapporto “Valutazioni Complementari di Sicurezza” mette in luce lo stato di consunzione delle installazioni di Tricastin e la pericolosità di quelle di Marcoule e di Cadarache dove nessuna delle installazioni nucleari situate su faglie sismiche è in grado di resistere a un terremoto o a un’inondazione e dove nessun Piano d’Intervento potrebbe prevenire il dramma (notare che tutti questi siti sono a poche centinaia di Km dal territorio italiano).
Gli antinucleari, latori di una petizione firmata da 7500 abitanti del Vaucluse chiedono ai consiglieri generali eletti di cessare la loro sottomissione al diktat della lobby nucleare, di rompere la legge del silenzio e di assumere le loro responsabilità in materia di protezione della salute pubblica in Provenza facendo procedere a analisi sistematiche di radioattività in tutte le città e villaggi del dipartimento e pronunciandosi a favore di una risoluzione per l’arresto immediato delle installazioni nucleari della valle del Rodano-Durance (Tricastin, Marcoule, Cadarache, Cruas), per l’arresto immediato, definitivo e incondizionato del nucleare e non tra 10, 20 anni.





SE L’EUROPA PIANGE IL GIAPPONE NON RIDE

Fukushima. L’élite giapponese s’offre una città in India

La fuga all’estero.
Il governo giapponese accompagnato dai grandi nomi dell’industria giapponese ha appena firmato un accordo per costruire una città giapponese nel sud dell’India. Di fronte alla peste irrimediabile che tocca la terra abitabile, il Giappone si volta verso l’estero.
Capace di .50.000 persone et di una superficie di circa 2 km², questa “stazione balneare di qualità giapponese” offrirà tutto il lusso di una vita moderna “parco indistriale, ospedale, centro commerciale, minigolf”. C’è in Giappone chi vi coglie un piano dell’élite giapponese per abbandonare la nave (Schettino di tutti i paesi unitevi).
Le disponibilità di credito che la Banca del Giappone ha aperto per favorire gli scambi con l’India (15 miliardi di dollari) e con la Corea del sud (70 miliardi) indignano la popolazione (indignati di tutto il mondo unitevi), la quale si aspettava che la priorità fosse data alla ricostruzione e alla decontaminazione delle zone devastate del Giappone e all’evacuazione delle zone troppo contaminate e ancora abitate (irradiati di tutti i paesi unitevi).
In breve, a seconda che voi siate potenti o miserabili (dopo averla inghiottita tramite l’ideologia del consumerismo, il capitalismo planetario in crisi risputa dunque la lotta di classe? Proletari di tutti i paesi unitevi) coabiterete con i becquerels oppure giocherete a golf in una stazione balneare ben lontana da Fukushima. Una città balneare dove i vostri figli non rischieranno di giocare con della sabbia contenente 20 µS/h di radioattività che è ormai diventata la norma per il resto dei bambini giapponesi.
Non è bella la mondializzazione ?

Fukushima.
Nonstante i messaggi rassicuranti, i soli ad attraversare (raramente) la griglia dell’indifferenza mediatica, la crisi che il Giappone attraversa dopo l’incidente di Fukushima resta ingestibile e indebolirà a lungo l’avvenire del paese.
La copertura appena finita di uno dei quattro edifici sventrati con un telo di nylon è lungi dal costituire un inizio di risoluzione della crisi ambientale attraversata dal Giappone.
Bisogna anzitutto notare le condizioni drammatiche e eroiche in cui operano le squadre sul posto. Un quarto impiegato di una sessantina d’anni è morto subitamente l’11 gennaio ufficialmente per arresto cardiaco. La polizia ha sequestrato il corpo per un’autopsia.
La temperatura nel reattore n° 2 ha subito delle variazioni improvvise passando da 48.4°C à 102°C il 12 gennaio, per poi toccare i 142°C il 14. Una « panne della sonda » secondo TEPCO.
I lavori di costruzione della tenda dell’edificio n°2 sono stati sospesi a partire dal 5 gennaio per concentrare gli sforzi sull’edificio n° 4 nel quale ampi spezzoni dei muri sono stati demoliti dopo novembre. È ormai acquisito che il coperchio del bacino di contenimento di questo reattore giace a parecchie decine di metri dal suo sito d’origine.
Il sebatoio di desalinizzazuione del sistema di raffreddamento di soccorso presenta delle perdite.
300 tonnellate d’acqua contaminata da Césio radioattivo (49 à 69 Becquerels per cm²) sono state trovate il 13 gennaio in alcuni tunnel vicini all’unità 3.

In zone contaminate.
Le mappe più recenti delle zone contaminate mostrano che la contaminazione s’estende ben oltre le precedenti valutazioni. Due zone fortemente contaminate si trovano nelle zone limitrofe di Tokio. Le zone più debolmente contaminate si estendono fino a 250 Km a sud della centrale, in una zona dove c’è una delle più forti densità di popolazione del pianeta.  http://blog-imgs-26-origin.fc2.com/...

Nel resto del Giappone.
La contaminazione si estende anche oltre le zone direttamente toccate. Una giovane abitante della città di Nihonmatsushi ha constatato con stupore che l’appartamento in cui era appena entrata era anormalmente radioattivo. La ragione si trova nel fatto che dei materiali contaminati in seguito all’incidente di Fukushima erano stati integrati nel cemento.
Lo stesso fenomeno di disseminazione colpisce anche le fabbriche di trattamento della acque usate: in alcuni centri di trattamento la melma risultante dal trattamento concentra dei tassi elevati di radioattività che la rende impropria all’uso come fertilizzante. Le autorità la mettono da parte senza sapere come sbarazzarsene.