martedì 10 gennaio 2012

Servire il pollo

da Nemesi animale


Dal BLOG di Gian Luca Mazzella sul Fatto quotidiano del 10-1-12 riporto senza commenti:

Appena varcata la porta sulla quale non c’è scritto arbeit macht frei,“…ci si imbatte in un girone infernale: sei enormi strutture, ognuna delle quali formata da due file di gabbie disposte su 7 piani, occupano per il lungo le due sezioni in cui è diviso il capanno, lunghe ciascuna 75 metri e larghe circa 20, formando in questo modo 7 corridoi. Ogni corridoio è percorso da una fila di luci equidistanti disposte sue due livelli, in modo da fornire luce sufficiente al forzato ritmo sonno-veglia a tutti i piani di gabbie. Quando si apre la porta un rumore angosciante si solleva piano piano in tutto il capanno... Le galline iniziano ad urlare angosciate e a beccarsi a vicenda e il suono delle loro grida cresce a livelli inimmaginabili. La sporcizia è ovunque: cumuli di un composto misto di piume, penne, polvere, ragnatele ed escrementi si depositano dappertutto, e vengono periodicamente ammassati alla fine di ogni corridoio… in molte gabbie le feci ricoprono completamente parti del soffitto formando uno strato spesso alcuni centimetri sul quale le galline battevano continuamente la testa… Ossa sottili ormai prive di piume e penne sono quello che rimane delle ali delle galline. Vivono la loro intera vita prigioniere di queste gabbie anguste, in gruppi che arrivano a contare anche 11 individui (nonostante la legge preveda un numero massimo di 5 animali)… in ogni momento c’è un animale che si muove, che calpesta gli altri, li urta, li fa alzare, crea confusione… Mai lo spazio per aprire le proprie ali. Quasi un quarto degli uccelli allevati a scopo commerciale sono storpi e provano dolori cronici e lancinanti. Quando sono costretti a camminare e riposare su lettiere marce, sporche, sature di ammoniaca, soffrono di ulcere alle dita, vesciche al petto, ustioni alle zampe. Le grate di cui è costituita la pavimentazione delle gabbie provocano dolorose malformazioni alle zampe… le galline presentano forti carenze di determinati fattori (diverse vitamine ad esempio), che risultano di essenziale importanza nel regolare il normale funzionamento organico.

Le conseguenze sono anemia delle parti carnose della testa (la cresta diventa moscia e biancastra, mentre dovrebbe essere rigida e rossa), apatia e debolezza generale, irritazione delle palpebre e comparsa di pustole. Essendo sottoposte a ritmi di deposizione delle uova intensi e innaturali, le galline patiscono gravi infezioni dell’ovidotto, il canale genitale attraverso cui le uova vengono deposte. Le penne si staccano in parte per lo strofinio contro la rete metallica, in parte per le continue beccate causate dagli elevatissimi livelli di stress (per i quali arrivano persino ad uccidersi e divorarsi a vicenda)… Le galline sono solite farsi dei “bagni di terra” per pulirsi le penne, eliminando i parassiti e provando un evidente piacere. A causa del loro forte istinto di pulizia, continuano a mimare istintivamente questo gesto anche sul pavimento di ferro, strappandosi le piume sfregate. Le loro unghie, inoltre, non sono ovviamente adatte a poggiare sulla griglia di ferro e, senza un terreno solido che le consumi, crescono in modo esagerato e possono rimanere permanentemente impigliate nella gabbia. Non è raro che rimangano letteralmente attaccate alla griglia: le zampe si incastrano nella rete e, se non riescono a liberarsi, la carne delle dita cresce col tempo intorno al fil di ferro…

In certi casi, alcune galline armate di determinazione riescono a passare dalle fessure delle gabbie, ritrovandosi a vagare per i corridoi in un’illusione di libertà: non hanno mai camminato prima, né avuto lo spazio per spiegare le ali e per muoversi per più di qualche centimetro, le loro zampe non sono mai entrate in contatto con una superficie diversa dalla griglia metallica della gabbia, sono visibilmente impaurite e disorientate. Essendo uscite dalla macchina che le tiene “in vita” moriranno lentamente di fame e freddo…. Abbiamo trovato molti cadaveri all’interno dei corridoi dei capannoni, molti dei quali probabilmente mangiati dai numerosi topi presenti all’interno. Il sovraffollamento forzato e la non considerazione delle loro necessità etologiche le conduce irrimediabilmente a comportamenti fortemente aggressivi e autolesionisti. Per ovviare a questo problema viene praticato il taglio del becco in giovanissima età, rendendo loro molto difficile beccarsi a morte, ma non impedendo, comunque, di procurarsi dolorose ferite. Sono ancora ben visibili becchi malformati da questa crudele pratica che rende fastidioso anche cibarsi o bere. I piani delle gabbie sono altissimi e risulta ovvio che soprattutto quelle in alto vengono pulite e controllate molto di rado… All’interno delle gabbie abbiamo trovato molti cadaveri, alcuni in decomposizione, altri oggetto di cannibalismo da parte delle altre galline.. Le galline trovate morte o agonizzanti vengono semplicemente gettate in mezzo ai corridoi, in attesa di essere stoccate nel congelatore”.  Buon appetito, Sergio G..