venerdì 20 aprile 2012

QUALCHE BANALITÀ DI BASE NEL CALDERONE MALSANO DELLA POLITICA E DELLO SPETTACOLO






I politici di regime si sono scatenati in una campagna mediatica contro il Movimento 5 Stelle, attaccando pesantemente Beppe Grillo, che ne fu l’ideatore.
Innanzitutto, sbagliano ad attaccare Grillo come se fosse il Movimento. Il Movimento oramai vive di vita propria. Se Grillo morisse domani (e non glielo auguro), il Movimento camminerebbe comunque con le proprie gambe. Certo, i suoi comizi fanno ancora presa, ha indubbiamente una verve comunicativa notevole, ma poi nei consigli comunali e regionali, ci sono altre persone che operano, e lui come candidato, coerentemente, non si presenterà mai.
Secondariamente, con il loro atteggiamento violento e denigratorio, dimostrano di patire moltissimo il Movimento, dimostrano di averne una paura boia. Ed hanno ragione ad averne paura.
La frase che più mi colpisce pronunciata da questi politici – che si distinguono solo dal fatto che uno ha l’orecchino, un altro i baffetti, un altro ancora parla con accento emiliano – è che Grillo (e anche qui lo confondono col Movimento) sarebbe l’antipolitica. Frase da incorniciare. È probabile che questa gente non sappia cosa significa politica. Del resto, io conosco un eminente politico di un grande partito italiano che a scuola gli passavano i compiti… La parola deriva da politikòs, che a sua volta deriva da pòlis, città, in greco. In pratica, il politico amministra la città per il bene di tutti coloro che la abitano.
Alzi la mano di voi lettori chi crede che quelli che ci governano a diversi livelli lo facciano per amministrare l’Italia per il bene degli italiani!
Personalmente, io mi occupo di ambiente e ho vissuto in Liguria trent’anni o giù di lì. Una classe politica minimamente avveduta avrebbe preservato quella che era la Liguria del dopoguerra, puntando decisamente sulla tutela del territorio e il turismo. Sicuramente era uno degli angoli più belli del Mediterraneo. Invece si puntò su cemento e industria (la zona intorno a Vado Ligure, grazie all’industria, si segnalò per il deciso aumento di tumori alle vie aeree). Guardate cos’è diventata la Liguria oggi, oggi che ha perso, dopo il boom edilizio degli anni sessanta, ancora il 50% del territorio libero dal 1990 al 2005. Guardate quegli alveari, guardate i corsi d’acqua intubati o comunque cementificati, guardate le spiagge che non ricevono più materiale litoide, guardate i porti turistici, con i loro alloggi vista barca. Il risultato è che oggi la Liguria ha perso buona parte della sua ricchezza e ha perso pure le industrie. Questo sarebbe il buon governo, evidentemente, per i nostri politici, sarebbe la Politica, con la P maiuscola…
Se andate a spulciare i programmi del Movimento 5 Stelle troverete che riguardo al governo del territorio si afferma lo stop a nuova edilizia che non sia di riqualificazione dell’esistente, e tante altre idee interessanti, che, se attuate, sicuramente migliorerebbero la vita dei cittadini. Non sono d’accordo su alcune scelte, come quella di principio dello sviluppo sostenibile, ma se governassero loro e se governassero, certo, come da programma, l’Italia ci guadagnerebbe.
E poi devo dire: io vedo come operano a livello locale gli eletti dei 5 Stelle, conosco i consiglieri regionali: sono corretti, sono coerenti, sono collaborativi, sono preparati. Sarebbe questa l’antipolitica? Sapete cosa vi dico politici dei miei stivali, fatevi un esame di coscienza prima di dire min… In una sola cosa siete nel giusto e l’ho anticipato: nell’avere paura del nuovo che avanza.

Commento di Sergio Ghirardi:

Condivido la sua analisi nell'essenziale quando rimette al loro posto la politica e l'antipolitica, ma il problema di fondo mi sembra psicologico e culturale e i vari commenti che svolazzano come avvoltoi ne sono una prova esemplare.
La cultura consumistica applicata alla politica fa sì che masse di spettatori della loro vita assente si chiedano tremebondi o eccitati se provare Grillo come nuovo detersivo visto che i vecchi erano tossici e nascondevano visibilmente una truffa.
La politica significa occuparsi dell'organizzazione della società in cui si vive. Se si delega a priori, si resterà comunque degli esclusi, ma queste masse di votanti senza idee si preoccupano di Grillo come capo che neppure intende farsi eleggere, anziché decidersi semmai a dare il volto che preferiscono al M5S. Non vogliono fare politica, vogliono cambiare programma televisivo restando seduti in poltrona col telecomando o il mause in mano.
Il problema è che la maggior parte della gente non concepisce la vita se non da proletari depressi, individui, cioè che non hanno da vendere che la propria forza lavoro (e fin qui siamo di fronte a un dato di fatto oggettivo dei resti di una società divisa in classi). Il grave, però, è che sono educati a restarlo passivamente e troppo spesso non concepiscono altro atteggiamento se non quello del questuante che accetta il suo ruolo come un animale domestico, a quattro zampe, il cappello in mano e magari con un diploma tra i denti, mentre i delegati da loro eletti i diplomi se li comprano, eventualmente, con i soldi estorti ai cittadini elettori e un’attività redditizia la trovano su raccomandazione.
Per questi professionisti della sacralità del lavoro la politica è in realtà il loro antilavoro con pensione garantita e emolumenti vari ed è proprio per difendere questo prezioso privilegio che proiettano demenzialmente su Grillo l'ombra dell'antipolitica.
Nella schiavitù capitalistica tutti gli sfruttatori sono indecenti ma il problema sono gli schiavi che accettano di esserlo e che si credono liberi continuando a scegliersi i propri torturatori.
Fin dalla Grecia di Pericle questo tipo di governo ha un nome: oclocrazia.
Lo psicodramma pro o contro Grillo è un'ultima oscena manipolazione dei mestieranti della politica per salvare il loro bengodi in perdizione. Grillo non conta niente, al massimo uno come tutti. Se poi Grillo diventasse veramente quel che suppongono i processi alle intenzioni dei tremebondi cultori di una democrazia rappresentativa inesistente, l'attuale vivace testimonial del M5S si squalificherebbe da solo e sparirebbe nel gorgo dell'antipolitica che dirige l'Italia da decenni, aggiungendosi (uno di più, uno di meno che cosa cambierebbe?) ai tanti guitti e truffatori da strapazzo, parlamentari e portaborse di destra, centro o sinistra contro i quali giustamente adesso Grillo e una massa crescente di cittadini esasperati e vilipesi sputa.
La vera novità - anch'essa tutta da verificare, beninteso - non è dunque il testimonial Grillo, ricco, povero, sincero, falso, comico, politico o quel che sia. La novità è il M5S che, con o senza Grillo, potrebbe trasformarsi da sintomo del malessere e desiderio autentico di politica, in una miccia storica per l'instaurazione di una democrazia diretta in sospeso da mezzo secolo come superamento del capitalismo in decomposizione, non solo in Italia ma in tutta la società occidentale e persino oltre.
In molte società particolari (Egitto, Siria, Tunisia, Spagna, Francia, Grecia… e l'Italia quando, se non ora?) stanno montando i segni dell'insofferenza e della speranza e gli insorti decisi a occupare finalmente le loro vite per viverle si trovano di fronte tutti i recuperatori, i reazionari e gli oscurantisti del vecchio mondo, mescolati alla rinfusa nella difesa dei loro miserabili privilegi e delle loro dementi ideologie: liberali, fascisti, democristiani, burocrati postsovietici, preti, militari, islamisti e altri fanatici dell'apocalisse produttivistica planetaria. Tra lobby, mafie e sette religioso-politiche non c'è più posto per l'umano in questo mondo in putrefazione e per questo, fisiologicamente, l'umanità è ormai destinata a riapparire e a ricostruire un suo spazio vitale oltre la civiltà che crolla.
Siamo diretti verso un cambio di civiltà unico nella storia del quale la politica dovra dare il segno, volente o nolente. Meglio prima che poi, perché l'economia politica totalitaria sta distruggendo gli esseri umani e la vita sul pianeta.
Il M5S è un sintomo che non garantisce niente ma è l'innesco italiano di una mutazione genetica della politica. La democrazia rappresentativa è finita, è il passato moribondo di un capitalismo in decomposizione. La democrazia diretta, se vincerà non avrà né capi né guru. Il cambiamento dipende da una rivoluzione democratica che dia tutto il potere ai consigli di autogestione generalizzata della vita quotidiana.
La vera democrazia non è compatibile con lo Stato. Dovunque si tratta di agire nel locale e di pensare planetario. Questo processo sta innescandosi in tutti i paesi democratici, oclocraticamente gestiti oggi da Stati canaglia.
La democrazia reale è vita quotidiana + internazionalismo. Culturalmente non siamo ancora pronti ma se quest'affermazione è per ora ancora utopica e i più addomesticati la considerano addirittura delirante, è destinata a mostrarsi come la sola alternativa al crollo dell’economia produttivistica e alla catastrofe sociale che avanza.