domenica 20 maggio 2012

Bombe, sangue e capitale, lo spettacolo continua



Brindisi, la nuova strategia della tensione

Le immagini di Brindisi riaprono un incubo e non è quello di Capaci e via D’amelio, bensì un incubo più antico: è lo spettro della Stazione di Bologna, quello di Piazza Fontana che si materializza di nuovo.

L’attentato di Brindisi non ha nulla a che vedere con le strategia mafiose degli anni ’90, appare invece sempre più legato da un filo, che pareva spezzato, alla stagione eversiva che ha segnato la storia della Repubblica sin dalle sue origini. Le organizzazioni criminali, quelle pugliesi o quelle che su quel territorio hanno una qualche presenza, possono certamente aver svolto un ruolo nell’esecuzione dell’attentato, ma non possono averlo ideato e non ne traggono alcun beneficio. L’Italia è un paese nel quale storicamente alcune organizzazioni criminali hanno svolto il ruolo di “agenzie” al servizio di un potere che per semplicità abbiamo definito “occulto”.
Le mafie non hanno mai colpito nel mucchio. Le loro azioni stragiste sono sempre state mirate, soprattutto sono state sempre facilmente identificabili, perché un’azione mafiosa è efficace solo se l’attribuzione all’organizzazione stessa è palese. Così è stato in Sicilia, così è stato in Calabria, dove le bombe la ‘ndrangheta le ha messe contro obiettivi simbolici come il Palazzo di Giustizia. La mafia non rivendica come le Br o i Nar, ma lascia una firma inconfondibile, necessaria per ribadire il suo potere.
Un’azione che punta ad una strage – lo ha ribadito in queste ore il capo della Polizia, Manganelli – colpendo un obiettivo assolutamente indifferenziato, non rientra nel modo di operare né delle mafie e neppure delle organizzazioni terroristiche, come le BR o i gruppi anarco-insurrezionalisti. La mafia siciliana a sua volta non ha un gruppo dirigente capace di ideare e organizzare un attentato di questo livello. La pista legata alle mafie, indicata con faciloneria da osservatori a caccia di scontati collegamenti, appare dunque inconsistente. La storia del Paese è segnata da altre azioni stragiste di matrice oscura: stragi “mascariate”, che hanno punti di assoluto contatto con quanto è avvenuto a Brindisi.
Se non siamo dunque di fronte a un’azione mafiosa, siamo di fronte a qualcosa di ancora più pericoloso. Siamo di fronte all’avvio di una nuova stagione di strategia della tensione. Le vittima cercate erano palesemente maggiori; il soggetto: giovani adolescenti; il luogo: una scuola periferica di una cittadina di provincia. Sono tutti elementi che lanciano al Paese un messaggio di terrore assoluto: nessuno, in nessun luogo può sentirsi al sicuro.
L’obiettivo dei “bastardi”, così li ha giustamente definiti il sindaco di Brindisi, che hanno ammazzato Melissa e ridotto in fin di vita Veronica e ferito decine di altri ragazzi innocenti, è scatenare la paura, il terrore, l’angoscia. Il risultato da raggiungere è come sempre riflesso d’ordine, una contrazione della democrazia, una paura che giustifichi e persino chieda un restringimento delle sedi di decisioni, che tagli radicalmente la democrazia. Il progetto dei nuovi registi della strategia della tensione è, come allora, la costituzione di un potere oligarchico, autoritario. La crisi economica devastante, il terrore, sono due ingredienti essenziali per chi persegue questo disegno, ingredienti che possono, assai più rapidamente di quanto si possa credere, fare saltare il sistema democratico che conosciamo, trasformandolo in un sistema oligarchico nel quale resti in piedi solo una vuota democrazia formale. Un progetto vecchio, che l’Italia ben conosce, che ha contrastato pagando prezzi durissimi. La domanda che l’attentato di Brindisi ci pone in maniera feroce è una sola: questo Paese oggi è ancora in grado di difendersi da questo pericolo? Siamo di fronte solo alla prima prova e purtroppo dovremo aspettarci mesi duri, mesi di sangue e di paura. E in questa stagione siamo, purtroppo, tutti troppo deboli.  


Commento di Sergio Ghirardi:

UNA SOLA COSA È CERTA. CHIUNQUE IMMAGINI E ATTUI DEI VERI E PROPRI ATTENTATI ALLA VITA QUOTIDIANA D’INDIVIDUI INERMI VUOLE CONSERVARE SE NON ACCENTUARE LO STATO DI COSE DOMINANTI.
QUALUNQUE SIA LA GIUSTIFICAZIONE IDEOLOGICA DIETRO LA QUALE SI NASCONDE, CHE RIVENDICHI IL SUO GESTO FOLLE O CHE LO FIRMI COL SILENZIO DELLO STRAGISMO PRIVATO O DI STATO, CHI ATTENTA ALLA VITA DI ESSERI UMANI È OGGETTIVAMENTE, SE NON SOGGETTIVAMENTE, UN COLLABORATORE DEL VECCHIO MONDO DELLO SFRUTTAMENTO E DELL'ALIENAZIONE CHE SI RINFORZA SEMPRE DIFFONDENDO LA PAURA E LA MORTE.
DA PIAZZA FONTANA A BRINDISI, BOMBE E PISTOLE SONO SEMPRE IL FATTO DI UNA LOGICA MAFIOSA E DI NICHILISMI VARI PRODOTTI DA UNA DEMOCRAZIA SPETTACOLARE E TOTALITARIA. CHI SI OPPONE RADICALMENTE AL SISTEMA DOMINANTE NON AMA NÈ GUERRIERI NÈ MARTIRI E ABORRE OGNI FORMA DI PENA DI MORTE - DI STATO O PRIVATIZZATA E LIBERALIZZATA DA PREDATORI SENZA SCRUPOLI O DA IDEOLOGI NICHILISTI PIÙ O MENO PAZZI.
CHI LOTTA PER LA CREAZIONE DI UN ALTRO MONDO SA BENE CHE ESSO DIVENTA POSSIBILE SOLO OPPONENDOSI A TUTTI I MAFIOSI, AGLI 007 MANIPOLATORI E AGLI UTILI IDIOTI IDEOLOGICI CHE NON MANCANO MAI. SA BENE CHE I MANDANTI E GLI USUFRUTTUARI DI TUTTE LE STRAGI SI NASCONDONO SEMPRE, BEN MIMETIZZATI E INTROVABILI, TRA I CINICI CONSERVATORI DEL MODO DI PRODUZIONE CAPITALISTICO O TRA I SUOI FALSI OPPOSITORI, I CUI METODI MAFIOSI SONO INDIPENDENTI DALLE RIDICOLE MISERIE DELLE IDEOLOGIE.
LA PAURA PUÒ ESSERE DI DESTRA O DI SINISTRA, LE BOMBE E LA MORTE SONO IL FATTO ASSOLUTO DEL NICHILISMO DI UN QUALUNQUE POTERE AUTORITARIO, PRESENTE O FUTURO, REALE O IMMAGINARIO CON CUI SIAMO DECISI A NON AVERE MAI NULLA A CHE FARE.