venerdì 13 luglio 2012

L’amore come atto politico e rivoluzionario







Qualche giorno fa Jacopo Fo ci ha raccontato nel suo blog che L’amore è rivoluzionario. E’ vero. Siamo alla completa disfatta di tutto un sistema politico ed economico e abbiamo smesso di amare qualunque cosa. Il mondo ha paura dell’amore quindi lo deride e invidia.
L’amore è pieno di paura perché ci costringe a mostrarci per quello che siamo e ci mostra l’oscenità delle nostre fragilità: “Amore è il fatto che tu sei per me il coltello con cui scavo dentro me stesso”, scrive Grossman. L’amore è un atto di profonda sovversione psicologica, anni di sedute psicoanalitiche non possono competere con lo scuotimento interiore e la potenza evolutiva che ha questo sentimento per la psiche. Questo sentimento è ribaltamento di schemi precostituiti e fallibili, quindi è anche un atto politico. Che c’entra l’amore con la politica? Immaginate se usassimo questa potenza per sovvertire il nostro destino, per cambiare in senso collettivo ed approdare ad un nuovo rinascimento.
Lascio che lo spieghi Arturo Schwarz, classe 1924, uno tra i più importanti storici d’arte moderna e contemporanea, amico di Duchamp e Breton.“La trasformazione della società passa necessariamente dalla trasformazione dell’individuo…Il Surrealismo, ricordiamolo, è amore, poesia, rivoluzione…L’amore del prossimo è operante nella misura in cui il prossimo si ritrova nel Sé. L’amore del Sé è il presupposto alla consapevolezza del Sé, e capire se stessi significa capire e amare l’altro”.
Se l’Amore, come nella tradizione surrealista, scardina le regole del gioco e può trasformarci in senso positivo allora : “Pensare l’inverso significa collocarsi in una prospettiva cattolica o marxista, per cui la felicità non è mai una realtà da conquistare per sé, ma una promessa per altri che dovrebbe realizzarsi in un ipotetico futuro, a patto, evidentemente, che si accetti di rinunciare oggi a quello che ci viene promesso per domani”. Jung parlava di processo di individuazione: ritrovare il proprio centro fondante al di là delle mistificazioni prodotte dalla falsa educazione.
“La parola “individuo” (in-dividuus), e cioè in-diviso: il surrealista aspira alla totalità, lotta per incarnare…lo spirito della rivoluzione, per essere verbo e azione, per conciliare il sogno e la realtà. Sui muri della Sorbonne una mano anonima aveva tracciato nel ’68: “Prendo i miei desideri per realtà perché credo nella realtà dei miei desideri”. Oggi qualcuno sorriderebbe di queste parole, perché come dice Recalcati abbiamo smesso anche di desiderare, eppure erano mosse da un amore che dovremmo saper ritrovare seppur con linguaggi diversi.
Nel Convivio di Platone, Socrate dice che l’amore è amore dell’altro da sé, tende verso ciò che non ha. Al bando il narcisismo che tristemente motiva le nostre scelte relazionali e sociali : l’amore vero è farsi sorprendere dalla potenza del contatto con l’altro, è continuo stupore e cambiamento di vecchi schemi. Continua Schwarz:“Per il Surrealismo la bellezza è ovunque.
Questo atteggiamento ottimista è proprio del rivoluzionario. L’ottimismo dei surrealisti era pari alla disperazione per l’infamia dell’ordine sociale esistente. Alla domanda cosa resta del Surrealismo oggi, risponderei: tutto. Penso a una filosofia della vita, a uno stato d’animo, a una morale, una purezza, un bisogno di libertà.” Allora, oggi che tutto crolla, è emozionante leggere quel che Marcel Duchamp disse di Breton: “Amava come un cuore batte. Era l’amante dell’amore in un mondo che crede alla prostituzione”. Non c’è creazione senza amore, non potremmo ricominciare da questo?

Commento di Sergio Ghirardi:

Dopo Jacopo Fo anche Lei sembra incamminarsi su un sentiero che personalmente batto fin dai tempi in cui ho cominciato a prendere sul serio i miei (e gli altrui) desideri senza più smettere. Non posso che essere d'accordo con lo slancio affettivo implicito/esplicito sia nel discorso di Fo che nel suo ulteriore commento. Oltre le differenze che sono molte e anche radicali.
L'amore e il suo rapporto con la rivoluzione merita e necessita senz'altro più di 1500 caratteri e dipende soprattutto da una pratica esplorativa della critica della vita quotidiana dimenticata e resa tabù dall'epoca del consumismo nevrotico, coatto e miserabile, della Crisi e della paura conseguente dei soggetti umiliati.
L'amore è, a mio avviso, la base strutturale di un approccio antiutilitarista alla questione sociale, un approccio antiproduttivistico che rinvia "agli amanti che si nutrono d'amore e acqua fresca", cioé a individui liberi e appassionati al riparo dalla dittatura del valore di scambio e dall'appropriazione privativa.
A differenza di Fo, però, non vedo nel romanticismo la sua realizzazione, piuttosto il frequente tradimento sadomaso della passione nella sacralizzazione della proprietà. La coppia eterna e meravigliosa è una possibilità rispettabile ma farne la forma del vero amore è pericoloso e falso. Non ho osato entrare nel tema proposto da Fo per una sorta di solidarietà con lo slancio affettivo da lui sostenuto in questi tempi mafiosi di odio e di calcolo, ma lo sento slittare in una direzione troppo consona al conformismo che ha fatto strage dell'amore tra matrimoni sacralizzati e sex shop compensatori del fantasma umiliato e rimosso.
Lei cita i surrealisti, bell'avventura, in effetti, ma io le ricordo il loro superamento storico sia sul piano della critica della politica che dell'arte, superamento che è appunto sfociato nelle pratiche che hanno indotto lo slogan da Lei tanto amato.
Il più interessante di quell'epoca è che qualcuno di noi ha pure praticato quel che gli slogan pubblicizzavano solo ideologicamente e, nonostante il tempo non passi purtroppo invano, la direzione e lo slancio mantengono la rotta del vivere senza tempi morti e del gioire senza ostacoli anche in questi tempi miserabili. Il che, non dispiaccia ai recuperatori in agguato, non ha niente a che vedere col consumismo ma, anzi, con la sua critica radicale.

Il "Trattato del saper vivere ad uso delle giovani generazioni" di Raoul Vaneigem (Castelvecchi, Roma 2006) fu allora uno squarcio della luce del vivente nel buio dell'economia trionfante. Penso che ancora oggi possa costituire per gli amanti dell'amore e della rivoluzione una deriva simpatica e rinvigorente. Con affetto...
In seguito alla non pubblicazione del mio commento ho scritto :
Sono curioso di vedere fin dove arriva una censura conformista e confusionista. Ho inviato qualche ora fa un commento senza il minimo elemento discutibile, né volontà aggressiva di sorta, anzi, provando a rilanciare il bel tema in questione. Sparito nel nulla !  Leggo invece spesso insulti e improperi a destra e a manca che sia chiaro io non censurerei comunque. L'uso discriminatorio di questi spazi di dialogo è un sintomo grave di una patologia autoritaria ma soprattutto priva di indirizzo critico coerente.
Anche questo terribile commento dunque sparirà in difesa di un luogo in cui conversare senza dire nulla o si riesce a concepire una critica che non sia inaccettabile?
… e Barbara Collevecchio mi ha risposto:
Sergio pur potendo commentare liberamente anche i miei commenti ogni tanto ci mettono del tempo ad arrivare. Mi chiedo seriamente il perché di tanto e troppo livore di molti di voi. Perché non si convoglia questa rabbia contro chi davvero ci fa del male? Credete davvero che un commento acido o incattivito sul web possa aiutarvi a scaricare la rabbia? questo è anche il senso del mio articolo di oggi.
poi io a Lei:
Cara amica,
io non scarico nessuna rabbia. Esprimo puntualmente il semplice sdegno di non poter dialogare alla pari con i miei simili e denuncio un funzionamento in contraddizione con quella democrazia diretta che io considero una rottura di paradigma necessario per l'emancipazione umana.
Ho dialogato anche fuori blog con Jacopo Fo, scambiando simpaticamente opinioni. Avrei voluto fare lo stesso con Lei qui sul blog, sul tema dell'amore ma la sparizione del mio commento - lo confesso come se fossi sul suo lettino - è una frustrazione senza senso e io non amo la frustrazione né l'insensatezza.
Non so se Lei ha avuto accesso al mio piccolo, misterioso commento a tuttora sparito nel nulla, ma ormai ammaestrato del ripetersi di tali filtraggi abusivi, l'ho salvato in un altro sito omaggiandovi la Sua interessante riflessione e mi piacerebbe in tutta serenità conoscere il suo parere in proposito. Lo può trovare su barraventopensiero.blogspot.com.
la saluto con amicizia

In seguito a questo scambio, Barbara Collevecchio ha personalmente presentato nel suo blog il mio commento sparito con queste parole: “ecco l’interessante commento di Sergio Ghirardi”. L’ho ringraziata.


Oltre ogni volgare macchia di narcisismo, la lotta contro la moderazione spettacolare continua!