mercoledì 29 agosto 2012

CONTRO OGNI SINISTRO MANICHEISMO AMBIDESTRO



Un "sabato comunista" - 1920

 
Chi ti dice che la mafia non esiste, o non esiste più, in genere è sicuramente un mafioso o amico dei mafiosi. E il diavolo fa di tutto per far credere che non c’è. Vecchia saggezza di confessori, vecchia come la convinzione che esista ancora una differenza tra destra e sinistra?
A me pare solo una questione di parole, a meno che si creda che non c’è più la differenziazione sociale tra vincitori e vinti a cui alludeva questa vecchia terminologia. Non c’è più conflitto di classe, si dice, perché con la scomparsa della grande industria tayloristica non c’è più (coscienza di) classe. Ma nel mondo i poveri sono sempre più numerosi, il 99 per cento che Occupy Wall Street ha pensato di rappresentare e svegliare nella metropoli Usa. Il vero conflitto sarebbe ormai tra noi mondo industrializzato e il mondo degli slums, degli esclusi, che ci minacciano tutti con la loro pressione e il crescente terrorismo? Persino questa idea dapprima formulata diversamente da Marcuse è diventata un’arma della conservazione sociale in Occidente: siamo tutti impegnati a difendere l “mondo libero”, meglio non fare tanto casino all’interno di questo mondo, siamo tutti nella stessa barca, dobbiamo salvare le banche perché se no saremo tutti rovinati, affidiamoci a tecnici che sappiano riparare questo sistema capitalistico che è il solo possibile, provvisoriamente messo in crisi (da chi? Dal terrorismo internazionale?).
Chi parla di concordia nazionale per salvare l’Italia, o l’Europa, o il “mondo libero” è come chi nega l’esistenza della mafia. E’ amico del giaguaro, non so se si chiami destra o sinistra, so solo che il conflitto tra poveri e ricchi, tra esclusi e inclusi o garantiti c’è ancora eccome, e che dunque il senso originario delle parole destra e sinistra non è sparito del tutto. Certo, se si continua a chiamare sinistra il Pd e centro-sinistra il programma di governo che esso propone ai suoi ormai stremati elettori – continuità garantita con l’agenda Monti-Fornero cioè un governo Berlusconi con l’appoggio del Pd, niente di più – allora le parole destra sinistra perdono senso.
Insomma, temo che abbiano ragione i miei confessori di un tempo: chi pretende di farti credere che i termini destra e sinistra non hanno più senso è solo chi non vuole schierarsi, che pensa di lasciar fare ai tecnici, la cui “neutralità” è funzionale soltanto alla sopravvivenza del sistema com’è, e che si intende restaurare fino alla prossima crisi. Heidegger (il maledetto, nazista, che abbandona la torre d’avorio dei tanti neutrali neokantiani per impegnarsi nella lotta politica, certo sbagliando fronte) insegna che la sola emergenza è l’’assenza di emergenza. Il solo pericolo è che ci si faccia credere (con le buone o con le cattive:vedi i NoTav demonizzati e incarcerati) che il conflitto non c’è e non deve esserci, che la salvezza consiste nel non ostacolare le manovre di “risanamento”, anche se costano sacrifici ingenti (distribuiti assai poco equamente,ma questo è già tentazione conflittuale, non si deve nemmeno pensare).
Per abitudine, e anche per non confondermi con i tanti che vogliono solo un miglior funzionamento di QUESTO sistema, continuo a usare i termini destra-sinistra, persino a dispetto dei tanti comunisti-mai –comunisti che non hanno difeso nemmeno un momento Stalin dalle calunnie di Krusciov. Si vuole una definizione concettualmente rigorosa dei de termini? Ebbene, si ricordi la tanto vituperata egemonia culturale della sinistra in Italia nel dopoguerra. Cominciamo a riconoscere che destra è naturalismo – far leva sulle differenze “naturali” (a cominciare dall’eredità giù giù fino alla razza) per produrre sviluppo e ricchezza: competizione , concorrenza, agonismo estremo – mentre la sinistra è sempre stata culturalista: correggere le differenze “naturali”, non accettare come normale la lotta per la vita, promuovere un mondo dove buongiorno voglia dire veramente buongiorno. E perché, alla fine, non ritrovare, insieme alla parola sinistra, persino la parola “comunismo? Ratzinger, si ricorderà, nella sua prima enciclica (se non sbaglio) ha detto che le comunità cristiane primitive erano comuniste; poi, “naturalmente” (!) questo fenomeno finì. Ma elettrificazione (sviluppo economico, non solo mercato) più soviet (e cioè controllo democratico di base) non vi pare un programma ancora del tutto proponibile?

Commento di Sergio Ghirardi :

Se con destra si può intendere la reazione, il conformismo e la personalità coatta da un superio imperiale, il termine sinistra è piuttosto legato a una concezione meccanicistica, moralistica e, in sintesi, giacobina della società e della rivoluzione sociale.
Per un lungo periodo storico (fino al terremoto epocale durato dal maggio 68 alla caduta del Muro) la cosiddetta sinistra, parlamentare o no, voleva la fine del capitalismo e dello sfruttamento che esso comporta. Poi la sinistra ha cominciato a vergognarsi del suo autoritarismo diventato ufficiale con il mea culpa imprevisto e subitaneo dei bolscevichi pseudo sovietici.
Allora, anziché abbandonare il fascismo rosso in nome di un comunismo dei consigli che ha materializzato per almeno un secolo la pratica possibile seppur effimera di un'utopia comunista libertaria, molti antichi compagni di strada e di merende si sono riciclati nella politica spettacolare diffusa, cancellando nella foto di gruppo diffusa dallo spettacolo sociale la loro precedente partecipazione alla controrivoluzione statalista dell'URSS e altri fascismi rossi.
Perché il verme del fascismo rosso (altro e diverso da quello nero legato ai grandi complessi industriali dell'occidente liberale e da quello bianco dei clericalismi, ma altrettanto reazionario) era già nella giovane mela di una rivoluzione tradita agli albori storici del proletariato con l'annichilimento dei consigli (soviet vuol dire “consiglio” in russo e i suoi partigiani coraggiosi hanno lottato fino allo sterminio, da Kronstadt alla Machnovcina in Ucraina). Il trionfo del socialismo autoritario dei bolscevichi, da Lenin a Stalin e altri troskismi, ha poi innescato la sua decadenza con regolamenti di conti a picconate come in una qualunque storia di cosche.
Da destra a sinistra, è il capitalismo che ha tirato la buona carta superando la falsa opposizione tra spettacolo concentrato (statalista, autoritario e collettivista) e spettacolo diffuso ( adoratore del mercato, del liberalismo e della competizione cannibale dove il più ricco mangia il più povero). Il capitalismo festeggia ora la sua vittoria di Pirro, tra riscaldamento climatico e inquinamento nucleare, omogeneizzando il pianeta in uno spettacolo integrato dove stalinismo statale e mercantilismo liberale, fusi in un cinico delirio, stanno riducendo l'umanità a un enorme proletariato incosciente e succubo. La Cina è vicina ed è il modello a cui aspirano segretamente tutti gli Stati canaglia più o meno Uniti.
Non mi stancherò di ripeterlo: non si tratta di dire o fare qualcosa di sinistra, come in un film mille volte già visto, ma di inventare un nuovo internazionalismo a cominciare dalla Comune d'Europa da opporre all'Europa del business imposta dalla democrazia spettacolare del totalitarismo economicista.