lunedì 25 marzo 2013

ABERRAZIONE di tutti gli scenari di uscita dal nucleare tra 10, 20 anni o ancora di più.







So bene che per ora l’Italia è denuclearizzata e in preda ai suoi demoni parlamentaristi, ma la Francia è subito dietro le Alpi e le teste di chicco non mancano per delirare fruttuosamente sull’energia con il portafoglio sul cuore. Per questo, oltre che per un internazionalismo del progetto di rovesciamento di prospettiva sociale emergente, vi ho tradotto quest’articolo.

Sergio Ghirardi


Questo periodo di anniversari funesti, tra i due anni della catastrofe di Fukushima e i 27 di quella di Chernobyl, è un’occasione per riaffermare l’urgenza di un arresto immediato e definitivo del nucleare in Francia, sottolineando l’aberrazione di tutti gli scenari di uscita in 10, 20 anni o ancor più.
La catastrofe di Fukushima, due anni dopo, è un vero incubo per i giapponesi; la situazione può inoltre aggravarsi ancora, come l’ha mostrato l’attualità recente. Un’interruzione di corrente ha provocato l’arresto del sistema di raffreddamento delle 4 piscine. Il peggio è ancora possibile in ogni momento a Fukushima.
Dal lato di Chernobyl , 27 anni dopo, gli abitanti dell’Ucraina, del sud della Russia e della Bielorussia vivono sempre in un universo radioattivo e mangiano un cibo contaminato. Un nuovo sarcofago per coprire il reattore n°4 è in costruzione perché si sono verificate fughe nell’antico recinto che è ormai fissurato e minaccia di crollare.
Promuovere “un’uscita progressiva dal nucleare” è un non-senso, un ragionamento assurdo e inaccettabile. Come si può essere contemporaneamente consci dell’orrore e della gravità di una catastrofe, sapere che può succedere in ogni momento e accettare di proseguire con l’industria nucleare ancora per ventanni o più? Non può essere altro che una proposizione disonesta dove entrano in gioco interessi nascosti e sordidi.
Che fare quando si vive in un’abitazione che minaccia di crollare in ogni momento e lo si sa con certezza? Si aspetta imperturbabili che per anni che una nuova casa più adatta sia costruita o si trasloca in fretta e furia prima di rimetterci la pelle anche a costo di rinunciare a un po’ di confort? La risposta è evidente:
Eppure i gruppi istituzionali che si rivendicano “ecologisti” e “antinucleari” propongono degli scenari di uscita in 20 anni o anche più. Per loro il pericolo nucleare non è poi così grande visto che accettano di poter vivere, domani o dopodomani, lo stesso dramma che vivono le popolazioni russe e giapponesi! Cinismo? Complicità? Ci si può porre la questione.
Il nostro compito prioritario dovrebbe essere di denunciare gli impostori che vogliono far credere ai francesi che il nucleare può continuare ancora ventanni, annientando in tal modo il lavoro dei militanti che denunciano l’orrore nucleare e reclamano il suo arresto immediato!
È il colmo, ma non è la prima volta, purtroppo. Accade spesso che un gruppo di militanti, appena diventato un’istituzione, perda la sua radicalità e finisca per disservire la causa iniziale. Un’illustrazione recente: in seguito a una conferenza della rete di SDN (Sortir du nucléaire) un comunicato dell’AFP faceva dire, il 5 marzo 2013, a un portaparola del gruppo: “domandiamo l’arresto immediato delle centrali francesi”. Panico a bordo tra i membri di SDN e immediata domanda di rettifica. Cosa fatta due ore più tardi. Ouf, incidente diplomatico evitato di poco con i diversi partners (EELV, Greenpeace, RAC, ecc …). Assolutamente lamentevole.
Che cosa ci si può attendere da un movimento antinucleare? Che scrolli il boccale o che nuoti nell’ammosciamento generale? Sapete bene che la storia della rana che si lascia addormentare…finisce male.
Per rispetto nei confronti dei nostri figli e delle generazioni a venire, non abbiamo il diritto di comportarci da irresponsabili. Condannare il loro futuro è un atto mostruoso; già lasciamo loro in eredità delle zone proibite, delle montagne (e delle piscine) di scorie mortalmente radioattive per migliaia di anni.
L’arresto imediato del nucleare è possibile, e VITALE! Si tratta di una decisione di ordine politico, certo non di ordine tecnico; ciò è peraltro possibile con un “impatto economico e ambientale limitato” per usare le parole dei nostri falsi esperti e dirigenti incravattati.
Perché una catastrofe nucleare in Francia costerebbe invece molto caro anche occupandosi poco e male delle popolazioni contaminate, come sarebbe il caso se il dramma dovesse prodursi anche in Francia; Chernobyl e Fukushima ne sono due sinistre illustrazioni.
Del resto in caso di catastrofe nucleare, lo Stato e EDF si sono già protetti con leggi ad hoc affinché nessuno possa imputare loro la responsabilità; sanno quale potrebbe essere la dimensione del dramma e hanno messo le mani avanti. Nienta da attendersi neppure dalle assicurazioni che hanno tolto dai loro contratti quel che concerne il nucleare.
Secondo il CERI (Comitato Europeo sui Rischi d’Irradiazioni) il nucleare è responsabile di 61 milioni di morti per tumore dal 1945 a oggi e dell’insorgenza di 123 milioni di patologie cancerogene. Gli organismi ufficiali (CIPR) contestano ovviamente queste cifre che dividono per 40 o 60!
La vita non ha prezzo.
Dov’è l’irresponsabilità? Nell’esigere l’arresto immediato del nucleare o nell’accettare di continuare a far funzionare quest’industria mortifera ancora per anni?
Com’è possibile l’arresto immediato in Francia?
I fisici Roger e Bella Belbéoch hanno pubblicato un libretto molto chiaro più di quindici anni fa “Uscire dal nucleare è possibile prima della catastrofe”. Più di recente una pubblicazione di Pierre Lucot e Jean-Luc Pasquinet “Nucleare, arresto immediato” offre delle piste concrete.
In qualche linea, senza entrare troppo nei dettagli, visto che non è qui l’oggetto in questione, ecco come mettere in pratica l’arresto immediato:
- le centrali termiche attuali funzionano a meno del 20% della loro capacità; il loro utilizzo a pieno rendimento e la fine dell’autoconsumo del nucleare permetterebbero l’arresto di 25/30 reattori.
- la parte delle energie rinnovabili resta ancora limitata nel breve periodo ma associata a misure di sobrietà energetica altri 15 reattori potrebbero essere fermati.
- accettare l’eventualità di interruzioni puntuali nell’erogazione di energia elettrica per questo periodo di transizione potrebbe essere una scelta responsabile di cittadinanza per accelerare l’arresto totale.
- la durata di costruzione di una centrale termica a gas o carbone di tipo LFC (Letto fluidificato circolante che la Francia esporta in Cina) dura tre anni; se ne può dunque costruire in tempi molto brevi; 25 nuove centrali a gas possono permettere la chiusura di altri 14 reattori con un aumento del gas a effetto serra insignificante. Bisogna al contempo finirla con l’eresia del riscaldamento elettrico.
Un tale dispositivo non potrebbe essere effettivo che con un largo appoggio dei cittadini, coscienti del pericolo e della priorità di questo piano.
Un programma d’urgenza è stato applicato dai giapponesi dopo la catastrofe; l’obiettivo è di metterlo in atto in Francia prima della catastrofe! Un tale programma dovrà iscriversi nella durata di un mandato per evitare il rischio di ripensamento in caso di cambio della maggioranza.
In uno studio del giugno 2011, Benjamin Dessus, di Global Chance, valuta il costo di “un’uscita totale dal nucleare” in 451/503 miliardi di euri…Ossia quanto il suo proseguimento, stimato in 457/503 miliardi di euri da parte di Le Monde del gennaio 2012.
Una catastrofe nucleare potrebbe costare alla Francia tra 430 e 5800 miliardi di euri (Journal De Dimanche, 10 marzo 2013). Senza contare che valutare il costo dell’abbandono del nucleare è assurdo come valutare il costo di una vita umana.
Non mancheranno quelli che possono contestare o disquisire sui dettagli della messa in atto dell’arresto definitivo del nucleare. Il più importante è sapere che si può farla finita alla svelta con l’utilizzazione di questa energia.
Una volta operato l’arresto definitivo del nucleare, ci si potrà porre il problema delle energie fossili e lo sviluppo delle rinnovabili; il più urgente e il più duro sarà stato fatto.
Il pericolo non sarà purtroppo totalmente eliminato.
Lo smantellamento delle centrali e la gestione delle scorie nucleari sono problemi ben più complessi. Questa fase sarà nettamente più lunga, più pericolosa e più costosa.
Lo smantellamento dei 58 reattori nucleari della Francia potrebbe costare almeno 232 miliardi di euri, 4 miliardi per centrale secondo uno studio recente del Regno Unito. Bremnilis (piccola centrale di 70 MW del Finistère, chiusa nel 1985) il cui smantellamento non finisce mai e incontra problemi a ripetizione, dà un’idea di questi futuri cantieri.
Secondo problema di taglia ancora maggiore: le scorie radioattive. Che fare delle 50.000 tonnellate di scorie accumulate in Francia? I nostri brillanti nucleocrati del CEA (Commissariato all’Energia Atomica) sono sempre senza soluzione, 60 anni dopo. Vogliono dunque usare il metodo più ignobile: sotterrarli vigliaccamente come si nasconde la merda sotto un tappeto per non vederla più. Se li si lascia fare, sono pronti a sotterrare, a 500 metri di profondità, 100.000 m3 di scorie radioattive a vita lunga (diverse migliaia di anni) a Bure nella Meuse, sapendo benissimo che nessun sito geologico può restare impermeabile tanto a lungo. Un giorno o l’altro queste scorie torneranno in superficie con il loro potere di contaminazione intatto.
L’industria nucleare ha creato queste scorie radioattive mortali e quasi indistruttibili; deve assumerle in maniera responsabile.
È importante essere chiari con le parole impiegate. L’arresto del nucleare è possibile subito; l’uscita dal nucleare è sfortunatamente impossibile. La formula magica di SDN “decisione immediata di uscita” non vuol dire niente.
Il bilancio di 40 anni di lotte antinucleari in Francia è davvero pessimo. Si devono guardare le cose in faccia e rivedere le strategie. Già in molte regioni si formano nuovi gruppi attorno all’arresto immediato ed è chiaro che Sortir du Nucléaire non è più rappresentativo, oggi, della lotta antinucleare in Francia.
Militare per un arresto del nucleare tra ventanni non ha alcun senso né utilità. È una perdita di tempo e di denaro che approfitta a certuni. L’industria nucleare sprofonderà probabilmente da sola prima di quella data, a causa delle inevitabili catastrofi che verranno e del costo sempre più esorbitante che ne segnerà la fine. Quelli che sottoscrivono un tale scenario sono pronti a diventare “liquidatori” se nel frattempo arriva una catastrofe?
Dobbiamo batterci affinché l’arresto immediato dell’industria nucleare diventi una priorità in Francia prima di una nuova catastrofe.

In annesso, ecco un richiamo su qualche triste banalità a proposito dell’energia nucleare:

Indipendenza energetica della Francia?

FALSO, l’uranio arriva principalmente dal Niger paese gravemente contaminato per il nostro confort elettrico.

Lotta contro il Gas a Effetto Serra?

FALSO, la produzione d’energia rappresenta il 13% delle emissioni di GES e l’energia nucleare è solo il 2% del consumo di energia nel mondo. Se si rimpiazzassero i reattori nucleari (435 nel mondo nel 2011) con centrali termiche a gas, le emissioni di GES aumenterebbero di meno dell’uno per cento.

Impatto sul cambiamento climatico?

NESSUNO, le vecchie 435 centrali nucleari esistenti rappresentano il 6% dell’energia prodotta nel mondo. Per tentare di produrre un sia pur minimo impatto sul clima, bisognerebbe raggiungere almeno il 20%, rimpiazzando dunque le vecchie centrali e mettendo in funzione 1500 centrali nucleari nei prossimi 25 anni.
Oltre al pericolo, il costo di una tale operazione è inconcepibile, mentre le scorie si accumulano già da 60 anni senza soluzione. Tra 250.000 e 300.000 tonnellate di scorie radiaoattive nel mondo (tra cui le 50.000 della Francia) lasciate in eredità, senza scrupoli, alle generazioni future mentre le catastrofi ci sono già e il rischio continua ad aumentare. Il ricorso all’energia nucleare s’accompagna d’inevitabili disatri e vittime. Tumori, leucemie, degenerescenze del midollo spinale, bruciature atroci che mordono la carne fino all’osso, mutazioni genetiche, abbandono definitivo del proprio luogo di vita, perdita delle radici.

Antoine Calandra, 24 marzo 2013.


www.coordination-antinucleaire-sudest.org