martedì 19 marzo 2013

DEMOCRAZIA REALE ADESSO




Approfitto di questa mia traduzione di un testo che dà la misura del livello di riflessione e d’esplorazione di una nuova società oltralpe, per correggere la sigla in precedenza da me erroneamente trascritta dei compagni/amici secessionisti - OPDLM - che organizzano il 18,19, 20 maggio a Le Teil in Ardèche, il primo forum per la democrazia reale adesso.
Sergio Ghirardi

Parole Indocili
OSARE GUARDARE, PENSARE, AGIRE ALTRIMENTI
Prodotto da Roger BUNALES – cittadino ordinario – 27 allée du Pont Moulin – 37400 Amboise -
Tél : 02 47 23 29 75 – roger.bunales@wanadoo.fr
Qualche considerazione sulla democrazia, sul potere e sulla rivoluzione

Questione di potere
Questioni sul potere e sulla democrazia
Problematiche sul “potere” e in particolare sul “potere politico”.
Finché accetteremo come "naturali" i rapporti gerarchici di potere e le pratiche di potere dell’Uomo sull’Uomo, possiamo forse sperare di superare le contraddizioni sociali irrisolte per mezzo del potere politico? Promuovere L’UMANO, agire per il riconoscimento, il rispetto e l’emancipazione di ogni persona? Fare progredire le libertà individuali e collettive? Creare le condizioni per l’espressione delle "différenze" e delle "diversità" che sono la nostra ricchezza comune? Instaurare una vera uguaglianza tra tutti per non perdere un grammo di materia grigia e d’energia? Sviluppare le solidarietà, le cooperazioni e la pace indispensabili alla nostra sopravvivenza?
Riflessioni d’ordine generale sul "potere".
In effetti, i problemi posti dal"potere" sono semplici. L’essere umano ha mostrato le sue immense capacità nel dominare le cose e la materia, attraverso il suo lavoro mentale e fisico, individuale e collettivo, così come per mezzo dell’organizzazione delle sue cooperazioni. Un tale potere gli è utile e necessario. Per suo tramite si emancipa un po’ della sua condizione e dei mali che lo assillano. Sia pure in modo talvolta aleatorio, futile e pericoloso, crea il suo star meglio. L’economico vi trova la sua nobiltà e ognuno sa, oggi, che se stiamo attenti e siamo davvero solidali, ripudiando depredazione e predatori, esistono i mezzi per una vita decente per tutti gli esseri umani esclusi e affamati sulla terra.
È forse questa presa di coscienza che rende i nostri mali e le loro cause sempre più insopportabili mentre rende ugualmente nervosi, aggressivi e pericolosi quelli che ne approfittano.
Questa formidabile evoluzione si è fatta nel disordine e nello spreco insensato che hanno letteralmente modellato le mentalità e i comportamenti. La società ha sviluppato delle forme d’organizzazione fondate, strutturate, istituite e dominate dal rapporto gerarchico della forza e del potere, attraverso la depredazione e l’appropriazione del potere e dei beni, attraverso una concorrenza distruttrice tra gli individui, un asservimento ideologico totalitario che ci impregna fino al midollo.
Il liberalismo con le sue mire egemoni e disumanizzate ne è la forma più riuscita. Ne risulta l’esclusione incessante dei più deboli, l’accaparramento dei poteri decisionali, la castrazione di una cittadinanza ridotta alla delega e soprattutto un essere umano che si considera e si tratta come una cosa da dominare.
Quest’ideologia dominante sacrifica senza pietà né discernimento a una specie di "selezione" accettata come "naturale", al profitto del bruto, della canaglia, dell’avido del cupido e del megalomane. Essa s’installa ed è intrattenuta con vigore anche dalle sue vittime attorno ai rapporti: potere – autorità – sottomissione – docilità – punizione – ricompensa.
Quest’ideologia riduce a niente, attraverso le pratiche che essa genera, tutti i valori che l’umanità ha pur saputo esprimere. La libertà imprigionata nella camicia di forza consacra i rapporti di forza. La concorrenza esacerbata si oppone all’uguaglianza e secerne l’esclusione. La solidarietà è resa ridicola e non si esprime che tra vittime.
Quest’ideologia lascia all’abbandono tanta materia grigia e tante forze che "l’efficacia" della nostra organizzazione societaria è, come mostrano i suoi risultati, assolutamente discutibile.
Essa è, del resto, contestata ma non ancora in forma cosciente, radicale e maggioritaria. Eppure, la specie umana, cedendo a scelte di tal fatta, non ha certo fatto il migliore affare della sua esistenza.  Lo prova il fatto che l’essere umano che rifiuta oggi l’idea che il peggio sia nella natura umana, che considera di non avere poteri e diritti che su se stesso e che ripudia il dominio dell’uomo sull’uomo, è trattato come un utopista e nei casi peggiori come un essere malvagio.
I grandi predicatori.
Alcuni di noi (soprattutto quelli che comandano e che vogliono che duri ma anche quelli che hanno l’ambizione di "comandare") con il sostegno di tutte le "accademie" di tutti i "proprietari" e di altri "dottori in psicopateracchi" che fanno della carne umana il loro pane quotidiano, ci diranno, con veemenza, che siamo di fronte a tratti della "natura umana" e che la loro situazione è una ricompensa giustificata della loro "intelligenza". (Povera natura umana e povera intelligenza). Sono in buone mani. Ci vuole, infatti una buona dose di malafede per non prendere in conto due fattori importanti.
Da una parte che da millenni l’essere umano, senza dubbio maldestramente, tenta di liberarsi da questa genia. Si è inventato miti, tabù, regole, leggi, "comandamenti", pomate con cui si è unto, di dei e dei loro santi che implora senza successo. Ha protestato, si è rivoltato, si è organizzato, ha tentato rivoluzioni, comprese quelle "socialiste", ha ucciso e si è fatto uccidere, ma niente da fare, bisogna ammetterlo: tutte le velleità degli esseri umani per instaurare e praticare realmente la libertà, l’uguaglianza e la fraternità, la solidarietà, valori che abbiamo pur saputo esprimere e che hanno entusiasmato e fatto sognare il mondo intero, hanno lamentabilmente fallito. Come dire: "fatalità e caccole di capra" iscritte in maniera indelebile nel nostro destino.
Del resto, quel che si dimentica nelle "spiegazioni" – e oggi ciò rileva della manipolazione mentale prodotta dalle nostre élite che se ne approfittano e dai nostri educatori patentati che dominano il pensiero unico – è che le strutture gerarchiche che ci sembrano altrettanto inamovibili del muro di Berlino, si sono costruite e perpetuate sui cadaveri di milioni di esseri umani massacrati, bruciati, torturati, asserviti, esclusi, per avere osato contestare una tale fatalità o anche solo sperato che la voglia d’emancipazione contagiasse quelli che restavano in vita. Babeuf con la sua "cospirazione degli uguali" non fu forse prontamente ghigliottinato da coloro che proclamavano l’uguaglianza senza volerla mentre tenevano a rendere costituzionale il sacrosanto diritto di "proprietà"?
Non credo dunque a questo genere di destino "naturale" che incrosta la paura nelle intelligenze e che imbriglia i comportamenti per generazioni. Ne subiamo ancora i miasmi nelle pratiche "autoritarie", "disciplinari", "regolamentari" e "punitive" nella città, nelle imprese, nelle scuole e altre famiglie benpensanti. Tali comportamenti non hanno lo scopo di evitare il caos ma di inculcare essenzialmente il rispetto e l’accettazione a qualunque costo della logica gerarchica e delle sue disuguaglianze sociali.
Non dispiaccia agli "specialisti’", lo stato attuale degradato della nostra "umanità" non ha niente a che vedere con la natura umana. Ha invece a che fare con la sua tortura. I nostri malesseri sono legati al fatto che ne prendiamo coscienza senza avere tuttavia l’audacia di agire in conseguenza. Ne fornisco per prova sia le nostre sofferenze quando questa carne umana è calpestata e le numerose manifestazioni d’umanità, di solidarietà, di cooperazione e d’emancipazione di cui l’immensa maggioranza di noi è capace e che non smettono di svilupparsi nonostante gli ostacoli che frappongono loro i poteri esistenti.
Perché mai non osiamo andare fino in fondo alla nostra "libérazione"? Perché il cittadino si rende ancora tanto facilmente suddito?
Mi si dice "l’abitudine"! La "famiglia"! Il "crédito sulla casa"! La "legge"! La "paura del signore, del padrone, del gendarme"! Certo, capisco questi argomenti. Mi confermano che il cambiamento non può essere portato senza eccezioni che da coloro che sono assolutamente convinti di aver tutto da guadagnarci e niente da perderci.
Mi si dice anche, argomento principe sostenuto spesso da persone oneste indignate dall’ingiustizia che tutti i giorni urlano: "libertà", "democrazia", "uguaglianza"; "Ma bisogna pure che qualcuno decida!".
Guarda un po’! Non saremmo dunque capaci di decidere collettivamente? Non saremmo in grado di gestire le contraddizioni inerenti alla diversità umana (mentre affermiamo che si tratta di una ricchezza e che è il fondamento stesso della democrazia) determinando le scelte più giudiziose? E un individuo da solo, senza dubbio più "intelligente" di tutti gli altri, coperto di diplomi, di competenze, di denaro o, perché no, con un sesso più grosso, sostenuto dalla sua corte d’interessi, dal suo clan, dalla sua banda, potrebbe invece scegliere meglio? Com’è pratico dal punto di vista dell’irresponsabilità, rifugiarsi dietro il "capo". Ecco che il rifiuto del potere collettivo di decisione c’è presentato come un’impossibilità sociale insuperabile. Come se non fare niente e aspettare gli "ordini", magari brontolando per la forma, ci esonerasse dalle responsabilità! È dimenticare che i peggiori crimini della storia derivano tanto da quelli che li hanno decisi che dall’immensa massa d’innocenti che senza dire o fare niente ne sono stati spettatori. Corriamo oggi, di nuovo, per le stesse ragioni, gravissimi pericoli.
Abbiamo mai provato a inventare davvero e praticare un altro tipo di rapporti tra noi? Forse il tempo è venuto di smettere di credere di cambiare le cose combattendone soltanto gli abusi più orribili o rivendicando alla greppia dei diversi "poteri" - la qual cosa li conforta nella loro posizione dominante - qualche briciola supplementare di un’umanità che è loro inaccessibile? Le nostre capacità di creatori non saprebbero dunque inventare e costruire che delle piramidi che ci schiacciano ripugnando di discenderne i guardiani dell’abuso che noi v’installiamo? Certo, io vedo in questo la prova della profonda umanità della nostra natura, insieme alla nostra prudenza e alla nostra ripugnanza naturale per la violenza, ma non saremmo forse troppo lassisti e generosi? Siamo sicuri di non essere asserviti e mentalmente alienati al punto da non osare por fine a questa meccanica infernale domandando ragione a quelli di noi che ne approfittano?
È sicuro che la maledizione di questi "rapporti gerarchici di potere" è declinata a tutti i livelli e in tutti i luoghi. Tra i popoli, tra gli individui che li compongono, nell’insieme delle relazioni e strutture sociali (città imprese, amministrazione, scuola, famiglia), ma il luogo più malato è senz’altro il nostro cervello, dominato da abitudini servili e/o dominatrici che rovinano le nostre velleità d’emancipazione negando i valori che pretendiamo difendere.
Detto questo, il nostro cervello è anche il luogo in cui appaiono oggi delle fessure. Non desoliamoci, dunque troppo e costatiamo che tutta l’evoluzione umana come la stessa costruzione dell’Uomo si sono fatte attorno alle sue ricerche emancipatrici. Per questo i sistemi di potere piramidali hanno poco futuro. (Se si usa come parametro la nostra evoluzione)
E la "politica" in tutto questo?
La "politica"? Ebbene, è solo un piccolo aspetto della questione ma molto interessante perché mostra bene le tare, il carattere medievale, superato, dei nostri sistemi di poteri gerarchici nelle relazioni e diventa il luogo dove - forse insieme alla famigliasi manifestano le rotture più serie. Con il pretesto dell’efficacia, questi sistemi, curati da quanti di noi vi sono installati, vegliano ad auto proteggersi. S’inventano, impongono e moltiplicano fino all’inflazione le proprie regole e leggi per giustificare la trasformazione dello spazio cittadino in spazio d’asservimento. Noi, cittadini ordinari, siamo, infatti, in materia di politica e senza dimenticare quel che la precede, dinanzi a una scelta sociale semplice e già in parte iniziata:
O perpetuare la delega e lasciare che la nostra cittadinanza sia accaparrata dalla "cricca", dall’ideologia, dall’intéresse di pochi, dall’ambizione, oppure inventarsi e costruirsi la condivisione dell’esercizio del POTERE DI DECISIONE tramite la diversità cittadina.
Basta con i blabla. Si tratta assolutamente di una scelta tra TOTALITARISMO e DEMOCRAZIA.
Non siamo forse di fronte a sistemi di potere all’ultimo respiro che diventa irresponsabile e criminale lasciar funzionare così?
Non voglio parlare degli individui. Sono quello che sono. Alcuni sono onesti, altri dipendono dalla giustizia e vi sfuggono. Si tratta di un altro problema. Quali che siano dunque le "qualità" di quanti di noi "s’installano in politica" resto confuso davanti ai discorsi, ai comportamenti, alle decisioni e all’inefficacia di quel tipo di mondo. La precedente maggioranza minoritaria detta di "destra unita" e la nuova altrettanto minoritaria detta di "sinistra unita" hanno diversi punti in comune che le rendono entrambe ridicole, vane e insopportabili per molti di noi.
Il primo punto in comune è che, nonostante i distinguo formali, questi poteri sono installati con convinzione in un liberalismo totalitario (Europeo e mondiale) che non lascia più il minimo spazio di libertà alla nostra "inalienabile" cittadinanza, sia al livello del paese sia a quello del nostro cibo e nemmeno a quello dei nostri pensieri. È tutto un: dateci fiducia, seguiteci disciplinatamente, per favore (altrimenti polizia o prigione)! Mercato unico, pensiero unico, "idiozia" unica, sembrano proprio essere le tre mammelle del sistema politico e tuttavia la gente "intelligente" che vi s’installa non manca! Che dire allora dell’intelligenza?…
Il secondo punto in comune è che l’alienazione dei suoi ideologi professionisti del dominio "mégalomane", è tale da renderli autisti e sordi. (Ne ho conosciuti in politica e nell’impresa è anche peggio, che puzzano di un ego ipertrofico a un livello incredibile). Non si rendono nemmeno conto che si accaparrano la cittadinanza della "Francia dei piani bassi" (quanto disprezzo in questa denominazione). Pretendono di ascoltarla, le domandano la "delega" sulla parola e pensano, parlano, decidono al suo posto asservendola senza servirla (Mettete Italia al posto di Francia e il risultato non cambia, ndt). Siamo in rapporti di disprezzo assoluto e nella negazione sempre più accentuata della libertà, dell’uguaglianza, della solidarietà, della democrazia che diventano dei valori fantasma da bottegai.
Il fatto che parecchi di noi esprimano negativamente il proprio risentimento non giustifica gli accaparramenti che questi poteri si autorizzano. Del resto la diversità delle opinioni non fa che sottolineare la complessità delle cose e l’attitudine del nostro popolo a esprimerla. Nessuna decisione giudiziosa può essere presa senza prendere in conto questa diversità e niente giustifica quindi che si riduca la rappresentazione democratica a bocconi del prete senza reale legittimità maggioritaria che servono svergognatamente il liberalismo vegliando a non rompere l’equilibrio non egualitario tra la borsa e gli esclusi di cui i politicanti si occupano. Se ne occupano soprattutto affinché non spariscano. Gli esclusi e i poveri sono insieme ai "delinquenti" di quartiere che coltivano la paura, degli utensili del dominio. È abbastanza sorprendente, del resto, costatare che la "disonestà" sembra dare a certi "politici" una qualche "credibilità". Il che la dice lunga sulla morale dei loro sostenitori.
Il terzo punto comune è la loro disperazione e incomprensione di fronte alla frattura che si aggrava tra loro e la "sociétà civile", cioè voi ed io. Ma come, si dicono, così tanti elettori - scusate ma gli elettori non sono più del 60%. Il restante 40%...! Gli altri che restano? Ma chi se ne fotte degli altri!...-…Come mai un numero così grande di elettori (e diventano sempre di più) finiscono per non darci fiducia? Cominciano allora a rendersi conto che credono di avere il potere su tutto mentre non rappresentano legittimamente, se non legalmente, che una briciola di quella "Francia dei piani bassi". Eppure fanno sforzi sovrumani nell’agitazione mediatica, volontaristica e retorica per sedurci, per manipolarci e farci dimenticare la loro stupidità elitistica, meritocratica e diplomata. Come potrebbero anche solo capire che a vederli in azione l’immensa massa dei francesi si sente, non senza ragione, ben più intelligente di loro.
Detto questo, e qui sta l’immensità della questione: che scelta fare?
Non possiamo restare le braccia conserte in attesa della catastrofe annunciata. Il vuoto e il caos non mancheranno di essere profittevoli per i peggiori di noi, quelli che aspirano a fare carriera. Li conosciamo bene. (Vedi quel che è successo in URSS, dove l’insoddisfazione di fronte al potere e il mito dell’economia di mercato hanno trasformato un terzo della popolazione in morti di fame sottomessi alle mafie).
Impadronirsi del potere? Ma il potere "proletario" ha dimostrato di avere gli stessi limiti e le stesse tare del potere liberale. Del resto, l’esperienza mostra che la buona volontà e l’onestà non vaccinano gli "uomini politici" contro l’impotenza e la malattia del potere. Mi domando persino se non sono anche più pericolosi degli altri nella misura in cui concediamo loro un po’ più di fiducia (umorismo). Il sistema di potere gerarchico è così perverso che non abbiamo alcuna alternativa all’inventarne un altro e costruirlo…
Che dite?...Quanto è difficile!... Certo che è difficile, ma chi l'ha detto che siamo venuti al mondo per l’amore, le carezze, la preghiera e l’aperitivo ? (Preghiere a parte, su questo unico punto io dissento radicalmente dal pessimismo improvviso e immotivato poiché proprio la ricerca spensierata della felicità può semplificare il difficile compito dell’emancipazione. ndt).
Va bene criticare il potere, ma questi sta morendo perché qualcuno di noi se lo accaparra e troppo pochi individui agiscono affinché sia condiviso da tutti. Dunque basta con la flemma e gli alibi facili. È così che Hitler è arrivato al potere e intorno a noi non mancano i piccoli apprendisti dittatori dietro le maschere. Sono più di quanto si creda con le nostre "grandes écoles" che fabbricano dei "guerrieri", dei "competitori", degli "spécialisti", dei "dirigenti", dei "comandanti" che consumano la moquette degli uffici di dirigenza e i tappeti rossi ministeriali con i loro denti. Senza parlare dei matti eccitati, istrioni, estremisti che non sognano altro che guerra, sangue e rapina.
Agire "Per" qualcosa d'altro, per un progetto di potere decisionale condiviso, non è forse la miglior maniera d’agire contro che ci sia?
Noi viviamo. Sopravviviamo ancora, nonostante le disuguaglianze e la polarizzazione incessante dei poteri e del denaro. Il sangue contaminato, gli ormoni della crescita, la mucca pazza, gli OGM, i polli alla diossina, l’Aids. Le acque, le terre, i prodotti infetti, inquinati, avvelenati dai prodotti chimici. L’amianto le maree nere, il surriscaldamento del pianeta, la fame nel mondo. I massacri e altri bombardamenti chirurgici. La schiavitù e la tratta delle donne e dei bambini, l’impresa delle mafie della droga, del denaro sporco, delle multinazionali. La politica professionale che corrode la cittadinanza, la giustizia a due velocità, gli abusi dei poteri e dei beni sociali, le manipolazioni mentali, gli abbrutimenti e gli arruolamenti ideologici, mediatici, educativi, settari e integralisti. La distruzione delle economie (Argentina). Le devastazioni della Borsa ecc… ecc... Tutto ciò è denunciato ogni giorno, l’immensa maggioranza di noi lo costata e se ne duole. Tuttavia non si tratta che dei sintomi visibili di una demenza schizofrenica che non chiede altro che di soddisfarsi ben oltre le piccole violenze quotidiane e ordinarie che mi guarderei bene dal sottovalutare.
Purtroppo, questa demenza non è solo quella del "libéralismo"; è anche la nostra se non cerchiamo di sradicare il liberalismo. In effetti i sistemi di potere sono perversi ma lo sono nella misura in cui gli individui li utilizzano, li servono, se ne fanno gli adepti o gli schiavi docili, lasciandoli funzionare o credendo di poterli umanizzare dall’interno integrandovisi.
Scegliere di ripudiare i rapporti gerarchici di potere prima che ci distruggano? Non direte mica sul serio?
No! Décisamente non vedo altre soluzioni se vogliamo veramente tendere a una più grande umanità, se vogliamo sradicare la miseria e l’esclusione senza cedere alla peggiore delle alienazioni, quella della risposta violenta alla violenza subita in ogni istante. Non vedo altra soluzione che riflettere, non più soltanto a quel che non vogliamo più ma a quello che VOGLIAMO. Allora, se oseremo uscire dalle camicie di forza mentali che ci hanno cucito addosso, un immenso spazio di libertà ci si apre per cercare, tentare, praticare delle nuove forme di relazione sociale.
Oserà l’Uomo rompere la catena malefica tra ieri e domani? Oserà rompere le alienazioni ideologiche che lo mantengono nelle sue prigioni mentali? Oserà, se necessario, diventare "potericida"? Non lo so! Ma sono certo che l’essere umano, meraviglioso, unico, intero, singolare, generatore di disordine, pensatore, creatore, produttore di ricchezze, uguale a tutti, rispettoso di ciascuno, solidale, cooperatore, avido d’amore, di discendenza e di trascendenza, è oggi sempre più presente in mezzo a noi ed è sempre più cosciente, fiero, preoccupato in volontà e capacità di promuovere la sua umanità.