giovedì 21 marzo 2013

FRANCIA, DOSSIER LIBÈRATION: dal maoismo sartriano al paraculismo liberalsocialista.




In Francia ancor più che in Italia, quel che resta della sinistra non può capire che Berlusconi non è un' anomalia ma un eccesso. Un eccesso narcisista di capitalismo che gli ultimi discendenti dei burocrati mal risvegliatisi dal socialismo dal volto umano vorrebbero riportare alla moderazione di uno sfruttamento/corruzione sotto controllo, collettivizzando il tutto quanto basta per renderlo accettabile dai servitori volontari. Così, il sistematico alternarsi alla gestione del potere della sinistra al posto della sua destra capitalistica condanna i cittadini-spettatori-consumatori a non capire quel che bolle nella pentola della storia all’interno e all’esterno di confini nazionali sempre più permeabili da una merce globale che non si ferma dinanzi a nulla, né tunnel deleteri né aeroporti distruttori, per circolare dappertutto, inutile e forsennata.
Un tale delirio ideologico in decomposizione rischia, del resto, di favorire l’avvento di un nuovo arcaismo fascista raccoglitore potenziale della peste emozionale industrialmente diffusa.
La stampa e i media contribuiscono da par loro all’orgia di non senso che inquina il vivente e continuano a riproporre con militantismo da osteria le stesse chiavi di lettura abusive, le stesse alternative marciscenti e spettacolari rese ridicole da quasi mezzo secolo di alternanza spettacolare tra liberalsocialismo e socialliberalismo.
Dovunque, non solo in Italia, i professionisti della democrazia spettacolare sono un ossimoro della storia e dall'internazionalizzazione potenzialmente pacifica della rivoluzione planetaria in corso - ben lontana, però, dall’avere vinto - dipenderà anche il ruolo finale del M5s, forma presa in Italia da un rovesciamento di prospettiva epocale che dappertutto supera destre, sinistre e centro del vecchio mondo produttivista in decomposizione.
Niente assicura la riuscita di una rottura di paradigma politico che la maggior parte degli intellettuali o presunti tali neppure vede, ma non c’è dubbio che ormai i segni di fissure beanti nel consenso appaiono proprio laddove questo becero consenso è ottusamente riservito riscaldato nel microonde dello spettacolo, da Barbara Spinelli su Repubblica a Libération in Francia.
Su Libération di oggi, 21 marzo 2013, al seguito di una disinformazione sistematica di settimane sul M5S (ridotto a populismo e a una comica finale, Grillo oblige) sono apparsi due articoli degni di figurare nella più famosa rubrica attuale di questo quotidiano postsessantottesco: intox e desintox (come dire: informazione tossica e antidoto informativo disintossicante).
Il primo articolo è a firma del famoso scrittore italiano Alessandro Piperno che sotto il titolo volutamente grillesco “Arrendetevi, siete circondati” infila tutti i cliché propagandistici e le controverità ideologiche abituali sulM5s, senza neppure la scusa di essere uno straniero ignaro chiamato a commentare quel che non conosce. Liberi di verificarlo di persona ovviamente, ma ve lo dice uno, il sottoscritto, che non è adepto né seguace di nessuno, ma coglie in quel che succede in Italia, un primo - finalmente! - possibile segno di rifiuto dell’addomesticamento globale.
Il signor Piperno che avevo il piacere di non aver mai letto prima, rimescola la zuppa ideologica per trarne la conclusione che a partire da ora la situazione non è solo grave ma anche seria. La classe non è acqua e ricollegarsi a Flaiano per superarlo in arguzia dà le stigmate della grande letteratura da chiosco di stazione ferroviaria. Secondo me, però, la gravità italica è invece una costante vecchia quanto il Vaticano e altre sette religiose e politiche; essa non è affatto una novità legata al M5s, quanto il risultato della deriva di una società culturalmente mafiosa, sostenuta anche dalla propaganda fuorviante di pseudointellettuali analfabeti e imbedded che diffondono la menzogna confusionista comodamente istallati sul carro di un vincitore proclamato (il progressismo succubo) di cui non colgono le gomme pateticamente sgonfie.
L’altro articolo, scritto dall’autrice di Pornotopie, Playboy e l’invenzione della sessualità multimedia, anch’essa a me sconosciuta, approfitta, invece,di un respiro internazionale dove Libération non è ancora ridotto alla propaganda ontologica del business europeo. Restituisce, dunque, oltre tutti i distinguo puntuali ai quali ognuno ha ovviamente diritto, una luce salutare disintossicante che, applicata all’Italia, rende definitivamente ridicolo l’articolo da muro del pianto del Piperno.
Bando ai masochismi, dunque. Il pezzo del grandescrittore italiano, eventualmente, andatevelo a cercare da soli. Io, qui sotto, vi ho tradotto il secondo articolo, il “Biglietto” di Beatriz Preciado.
Sergio Ghirardi

NOI DICIAMO RIVOLUZIONE
Sembra che i guru della vecchia Europa coloniale si ostinino, ultimamente, nel voler spiegare agli attivisti dei movimenti Occupy, Indignados, handi-trans-lesbo-intersex e postporn che noi non potremo fare la rivoluzione perché non abbiamo un’ideologia. Dicono “un’ideologia” come mia madre diceva “un marito”. Ebbene noi non abbiamo bisogno né d’ideologia né di marito. Le nuove femministe che siamo, non hanno bisogno di marito perché non siamo donne. Così come non abbiamo bisogno d’ideologia perché non siamo un popolo. Né comunismo né liberalismo. Né la solfa cattolico-musulmano-ebraica. Noi parliamo un’altra lingua. Loro dicono rappresentazione. Noi diciamo sperimentazione. Dicono identità. Noi diciamo moltitudine. Dicono mettere sotto controllo le periferie. Noi diciamo meticciare la città. Dicono debito. Noi diciamo cooperazione sessuale e interdipendenza somatica. Dicono capitale umano. Noi diciamo alleanza multi-specie. Dicono carne di cavallo nei nostri piatti. Noi diciamo montiamo a cavallo per sfuggire insieme al mattatoio globale. Dicono potere. Noi diciamo potenza. Dicono integrazione. Noi diciamo codice aperto. Dicono uomo-donna, bianco-nero, umano-animale, omosessuale-eterosessuale, Israele-Palestina. Noi diciamo che tu sai bene che il tuo apparecchio produttore di verità non funziona più… Quanti Galileo ci vorranno stavolta per riapprendere a denominare le cose, noi stessi? Ci fanno la guerra economica a colpi di machete digitale neoliberale.
Mica ci mettiamo a piangere per la fine dello Stato-provvidenza, visto che lo Stato-provvidenza era anche l’ospedale psichiatrico, i centri d’inserzione degli handicappati, la prigione, la scuola patriarcale-coloniale-eterocentrica. È l’ora di mettere Foucault alla dieta handi-queer e di scrivere La morte della clinica. È tempo d’invitare Marx in un atelier eco-sessuale. Mica andiamo a impersonare lo Stato disciplinare contro il mercato neoliberale. ‘Sti due hanno già stipulato un accordo: nella nuova Europa, il mercato è la sola ragione di governo, lo Stato diventa un braccio punitivo la cui sola funzione sarà di ricreare la finzione dell’identità nazionale attraverso il terrore dell’insicurezza. Noi non vogliamo definirci né come lavoratori cognitivi né come consumatori farmacopornografici. Noi non siamo Facebook, né Shell, né Nestlé, né Pfizer-Wyeth. Noi non vogliamo “produrre francese”, non più che “produrre europeo”. Noi non vogliamo produrre. Noi siamo la rete vivente decentralizzata. Noi rifiutiamo una cittadinanza definita dalla nostra forza di produzione o dalla nostra forza di riproduzione. Vogliamo una cittadinanza totale definita dalla condivisione delle tecniche, dei fluidi, delle semenze, dell’acqua, dei saperi… Dicono che la nuova guerra pulita si farà con i droni. Noi vogliamo fare l’amore con i droni. La nostra insurrezione è la pace, l’affetto totale. Dicono crisi. Noi diciamo rivoluzione.

Beatriz Preciado