lunedì 4 marzo 2013

L’Italia da Niccolò Machiavelli a Beppe Grillo





L’Italia è stata spesso un laboratorio politico internazionale anche se non ha mai portato a compimento nessuna rivoluzione radicale, prigioniera dello spirito criptocattolico e mafioso del Gattopardo: “Bisogna che tutto cambi perché non cambi nulla”.
Di nuovo, oggi, emerge dal suo seno un movimento politico, il M5s, che si batte sul terreno parlamentare per la transizione pacifica dalla truffa parlamentarista, arcaica e borghese, verso una democrazia reale che riguardi finalmente tutto il popolo.
“Popolo”, ecco che l’ambigua parola è gettata nella mischia e dietro a una preda tanto ambita, i nuovi cani da guardia si scatenano, delirando sul populismo presunto di una tale critica radicale.
Tutti i mercenari, politici e giornalai, di destra e di sinistra, si sbizzariscono nel denunciare il populismo di Beppe Grillo - questo Coluche genovese che non molla l’osso - e a fortiori del M5s. Tutta la stampa e i media “imbedded” con il capitalismo liberale di destra e sinistra puzzano di florilegio propagandista anti movimento. E mica solo in Italia, perché questi specialisti in populismo, dal Midi Libre a Libération, dalle radio ai canali televisivi, abbondano anche in Francia come nel resto del “mondo libero”.
Cerchiamo dunque di fare opera di controinformazione, in modo che ognuno si faccia la propria idea critica, poiché non si tratta di essere dei tifosi di Grillo più che i suoi detrattori, ma di manifestarsi come uomini e donne libere, come i partigiani appassionati di una democrazia reale che manca crudelmente in Italia ma anche in Francia… e Navarra.
Ben sapendo che nella storia le cadute degli imperi possono prendere molto tempo, siamo di fronte al disgregarsi del capitalismo planetario obbligato a moltiplicare il nichilismo, la ferocia e gli affari loschi, mentre è spinto dai suoi spin doctors a travestire il suo crollo in crisi economica.
Ebbene, il M5s è nato in Italia dall’incontro dell’intenzione testarda di due individui (Beppe Grillo e Roberto Casaleggio) con la volontà di una massa d’italiani di farla finita con la corruzione dei politici e dei media in nome di una riappropriazione della politica e dell’informazione.
Il blog di Beppe Grillo - tra i dieci blog più consultati del mondo nella galassia del web - è stato il collante che ha riunito un popolo di nuovi cittadini schifati dalle pantomime mafiose della banda berlusconiana e dai Casini afFini per mari e per Monti, ma anche dagli scandali riguardanti i burocrati della sinistra postcommunista. Questi antichi sostenitori di un socialismo autoritario nascosto sotto una ridicola maschera umana, hanno infatti barattato l’ideologia socialista in perdizione con quella di un liberalismo sobrio e controllato statalmente, coprendolo con la stessa maschera, sempre più grottesca. Sono ora di fronte al loro fallimento politico, handicappati dai loro arrangiamenti sornioni con Berlusconi mentre esplodono accuse d’illegalità su diverse operazioni economiche più che ambigue (vedi MPS).

Contro gli affari della “casta”, le cinque stelle del movimento sono diventate sette nel programma presentato alle elezioni della settimana scorsa: Stato e cittadini, Energia, Informazione, Economia, Trasporti, Salute, Istruzione (Programma del movimento cinque stelle-blog di Beppe Grillo).
Questo documento di 15 pagine include la volontà di realizzazione delle scelte referendarie vinte dai cittadini ma ignorate dalla casta al potere, come l’acqua pubblica e la fine del finanziamento pubblico dei partiti e della stampa privata. In esso sono menzionate anche le due ipotesi sicuramente più “abbiette e populiste”: la creazione di un salario sociale minimo per tutti e il blocco immediato del tunnel in Val di Susa!
Come stupirsi della virulenza degli attacchi portati da tutti i servitori volontari che sognano di atterrare in aereo à Notre Dame des Landes (dove una resitenza analoga al NoTav si oppone alla realizzazione di un aeroporto voluto dalla sinistra socialista del primo ministro francese Ayrault - ndt)?
Ma dove sta il populismo in tutto questo? Nell’apertura a una sensibilità alla decrescita, nella volontà di solidarietà, nella volontà di restituire ai cittadini un diritto di decisione su quel che li riguarda, nella pretesa di ridurre drasticamente gli emolumenti alla casta politica e mediatica che vampirizza il paese mentre gli eletti del M5s (più di cento alla Camera e 56 in Senato) rinunciano d’ufficio alle prebende che provocano l’indignazione?
Opporsi al capitalismo, al suo sfruttamento e alla sua alienazione è dunque sinonimo di populismo?
Nessuno può anticipare l’evoluzione di un movimento che deve ancora dare prova di sé e il giudizio sarà senza appello, verificando che la logica del Gattopardo (“Bisogna che tutto cambi perché non cambi nulla”) sia stata finalmente annichilita.
Tuttavia, chi parla oggi di populismo è solo un cortigiano di una Versailles mediatica.
La storia ci ricorda qual è il destino di una tale feccia.

Sergio Ghirardi