lunedì 14 ottobre 2013

IL DIRITTO DI CRITICA, il Fatto Quotidiano e Beppe Grillo

 

Beppe Grillo, ilfattoquotidiano.it e il diritto di critica

Articolo di P. Gomez sul FattoQuotidiano del 13-10-2013

La difesa della libertà di parola e del diritto di critica è sempre stata un valore fondamentale del nostro web giornale. Per questo non ci lamentiamo se sul blog di Beppe Grillo, dopo la scomunica dei parlamentari M5S che avevano presentato un emendamento sull’abolizione del reato di immigrazione clandestina, è stato pubblicato un post in cui un attivista (tale Tinazzi) attacca Il Fatto Quotidiano accusandoci, tra l’altro, “di aver sostituito l’Unità come organo del Pd”. 
Tinazzi è libero di pensarlo, Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio sono liberi di mettere on line il suo scritto, così come i lettori sono liberi di farsi un’opinione sulla veridicità di queste affermazioni. Magari – è meglio, ma non obbligatorio – dopo aver dato di nuovo un’occhiata alle centinaia di articoli da noi messi in rete in questi anni su Penati, la segretaria di Bersani e i suoi conti correnti, il Monte Paschi di Siena, Unipol e Matteo Renzi. Storie e notizie scovate e raccontate dai nostri cronisti che, al pari di quelle riguardanti altri partiti e altri personaggi dell’economia e della finanza, sono state spesso utilizzate da Grillo e dal M5S  per fare attività politica e di denuncia.
Un paio di riflessioni sui diritti e i doveri di chi fa informazione e sui principi che, tra molti errori, abbiamo sempre cercato di seguire è però il caso di farne. La tesi forte del post pubblicato sul  blog di Grillo è infatti tutta racchiusa nel titolo: “I falsi amici”. Ed è una tesi che non ci piace. Non perché da quelle parti c’è qualcuno (una piccola minoranza almeno a giudicare dai commenti) che ci considera falsi. Ma perché ancora una volta siamo costretti a constatare come in Italia, tra chi fa politica, resti molto popolare l’idea che  l’esistenza di una stampa amica sia un fatto normale.
Bene: qui al ilfattoquotidiano.it la pensiamo esattamente al contrario. Proprio come insegnò molti anni fa il creatore di Panorama Lamberto Sechi crediamo che “i giornalisti hanno amici, ma i giornali no”. Che le notizie non vanno scelte guardando chi favoriscono o chi danneggiano. Ma che, se sono notizie, vanno sempre e solo pubblicate.
Non basta però. Qui al ilfattoquotidiano.it cerchiamo pure (non siamo perfetti) di seguire delle altre regole: correggersi quando ci si sbaglia, tenere i fatti separati dalle opinioni (per questo è nata la colonna dei blog) e ospitare anche commenti che non corrispondono necessariamente alla linea del nostro web giornale. Pensiamo  che confrontando opinioni diverse tra loro sia possibile, di tanto in tanto, trovare dei punti di vista in comune. A farci paura sono il conformismo e l’unanimismo, non il dibattito, la discussione e le idee controcorrente.
Sul reato di immigrazione clandestina, come su ogni altro aspetto della vita economica e sociale italiana, proviamo poi a essere pragmatici. Prima di formulare giudizi etici, morali o  considerazioni di convenienza politica (faccenda quest’ultima che riguarda non la stampa libera, ma chi si presenta alle elezioni) facciamo considerazioni di ordine pratico. È secondo noi stupido intasare i tribunali con migliaia di fascicoli – 12mila solo alla procura di Agrigento – destinati a essere chiusi con condanne a pene pecuniarie che nessun migrante sarà mai in grado di onorare. È  insensato tenere in vita norme che impongono l’apertura di indagini giudiziarie utili solo a sperperare i soldi dei contribuenti per pagare il lavoro infruttuoso di forze dell’ordine, magistrati, cancellieri e avvocati di ufficio. È, per noi, criminale spingere i pescatori a girare al largo dai naufraghi per il timore di essere indagati per favoreggiamento.
L’obiezione secondo cui abolire il reato di immigrazione clandestina significa dare il via libera ad ulteriori esodi di massa non ci convince. L’esperienza insegna che il deterrente vero, per chi accetta il rischio di morire in mare, è rappresentato da un efficace e rapido sistema di rimpatrio (a meno che non si abbia diritto all’asilo), non da una lunga trafila burocratica.
Ovviamente si è liberi di pensarla in un altro modo. E se lo si fa non si è per questo dei pericolosi xenofobi. Sarebbe però il caso di argomentare le proprie posizioni. Sarebbe bene fornire dati, cifre, esempi e analisi. Ma lo sappiamo. Farlo costa tempo e fatica. Ed è sopratutto rischioso:  anche perché, se i fatti per supportare le proprie tesi non si trovano, invece che far cambiare idea agli altri, se si è intelligenti, si finisce per mutare la propria. E allora meglio non pensarci e urlare, un po’ ridicoli, ai servi di partito. In fondo non era Paul Valery a dire che “quando non si può attaccare il ragionamento, si attacca il ragionatore”?


Commento di Sergio Ghirardi:
A proposito di opinioni: io penso che il Fatto sia anch’esso parte del mondo da superare e abolire ma per ora è il solo luogo virtuale (il solo che io conosca fuori dal magma libertario) che si apra ai commenti di (quasi) tutti, e sottolineo quasi. Per questo io lo uso con disincanto.
Finché ci saranno gerarchie intellettuali e sociali ci sarà censura  politica e moderazione oggettivamente ideologica. La paura dell'illegalità è come l'adulterio nel matrimonio: tutti i conformisti lo criticano ma in un ruolo o in un altro (cocus ou trompés) finiscono sempre per farci i conti, in un mondo dove l'amore non è libero.
A volte Grillo è psicorigido. In particolare sull'immigrazione, da vero genovese arcaico è di un moralismo cinico da repubblica di Genova (con Venezia la “Superba” ha condiviso il ruolo d’imperialista mercantile del medio evo, quando appunto circolava la paura concreta e l'incubo onirico del "mamma li turchi" e dei pirati saraceni).
In realtà oggi siamo tutti i clandestini di qualcuno nell’armata Brancaleone messa in scena dal capitalismo finanziario, ma il problema dei viaggi della miseria non si risolve abolendo i viaggi ma la miseria che ci riguarda tutti, volenti o nolenti.
Per il resto il m5s è a volte poetico a volte maldestro nel suo confuso tentativo di uscire dal parlamentarismo in nome di una democrazia reale. Va sostenuto e criticato contro i fautori beceri dello statu quo gattopardesco e mafioso. Altrimenti i “grillini” diventeranno come gli altri politici: dei piazzisti del suffragio universale con qualche venatura destrorsa già ben visibile che sembra fatta apposta per indurre i più confusi a nostalgie parlamentari sinistre.
PS: CVD questo commento è stato sottoposto a un’odiosa e ipocrita moderazione e chissà se poi passerà in lettura o sarà definitivamente censurato. Il solo dubbio è già di per sé intollerabile, ma cinque ore dopo la censura sembra aver vinto ancora una volta. Che pena !