giovedì 13 marzo 2014

SULLA FUNZIONE DELL’ORGASMO NELLA SOCIETA SPETTACOLAR-MERCANTILE





 
Sesso a 14 anni, a proposito di un’inchiesta
Il Fatto sta pubblicando un’inchiesta a puntate di Beatrice Borromeo sul sesso dei ragazzi e delle ragazze minorenni che sta suscitando molto interesse, molti consensi e anche – com’è inevitabile – molti dissensi. La discussione che s’è aperta sul web fra genitori e figli giovanissimi è la migliore testimonianza dell’urgenza dell’argomento.
Purtroppo, come spesso avviene di fronte a una malattia sociale, c’è sempre qualche idiota che non trova di meglio che prendersela con il termometro che ha rilevato la febbre, o con il radiologo che ha rivelato il bubbone. Per cui la nostra Beatrice viene subissata di insulti, insinuazioni, offese gratuite e ributtanti sul piano professionale e anche personale: chi se n’è reso responsabile ne risponderà in Tribunale non solo a lei, ma anche al Fatto, e spero che alla fine la merda che ha sparso in questi giorni gli verrà ricacciata in gola.
C’è poi chi – munito di robusti paraocchi – spacca il capello in quattro per mettere in dubbio la veridicità delle storie che abbiamo raccontato, oppure pensa di poter demolire la solidità della nostra inchiesta con l’argomentazione che “non tutti i ragazzi e le ragazze sono così” come quelli che Beatrice ha descritto, o ancora sostiene che certe storie non andrebbero raccontate perché ledono la dignità umana, o femminile, e scemenze simili. Sono argomentazioni che mi ricordano quelle dei politici o dei loro tifosi, che appena parli di un ladro ti dicono che non tutti sono ladri.
Sappiamo benissimo che raccontare fenomeni anche molto diffusi non significa generalizzare: la storia di Tizio e Caio è la storia di Tizio e Caio, e quando diventa un fenomeno sociale va raccontata anche se fa male, anche se qualcuno preferirebbe non leggerla. Il Fatto è un giornale, non un’opera pia: descriviamo la realtà così com’è, non come vorremmo che fosse. Perciò sono orgoglioso di aver pensato, insieme a Peter Gomez, questa inchiesta e di averla affidata a Beatrice Borromeo, che la sta realizzando con ottima professionalità e con un linguaggio per molti versi nuovo e sorprendente. Non vedo l’ora di leggere le prossime puntate del suo lavoro.
Al Fatto siamo tutti orgogliosi di lei e felici di averla nella nostra squadra.


Commento di Sergio Ghirardi:

Non ho seguito l'inchiesta e non ho dunque un giudizio specifico in merito, ma quando si tocca la sessualità e ancor di più quella dei giovani, la sessuofobia di una società sessualmente malata emerge sempre in tutta la sua peste.
Trovo esemplare che il tema sia in sé scandaloso perché il vero scandalo è la cultura del corpo e del suo funzionamento genitale ridotta a ignoranza fobica e a luoghi comuni bigotti. I giovani sono il prodotto di questo crollo psicoemotivo.
Il fascismo caratteriale che ne consegue, adattissimo a fabbricare dei consumatori di cose e di ideologie, imperversa a 360 gradi perché c'è un bigottismo di destra e di sinistra che rimonta fino al Vaticano e al Dio Patria e Famiglia dei destri ma anche al bolscevismo e alla dittatura del proletariato dei sinistri. Non mi addentro, ma leggersi Psicologia di massa del fascismo di Reich e gli scritti della Kollontai per verificare il tutto.
Già negli anni '30, W. Reich aveva capito che per cambiare società e non soltanto il colore della maschera e dell'umiliazione, ci sarebbe voluta un'emancipazione del desiderio e delle sue soddisfazioni. Ha lavorato con passione alla sexpol dei giovani proletari prima di essere espulso dal KPD per "psicologismo piccolo borghese". Voilà il bigottismo rosso. Per quello bianco che imperversa in Italia scegliete voi: da un prete qualunque alla Boldrini e alla Mussolini e consorti vari uniti nel sacro vincolo del matrimonio. Maschi e femmine coatte/i, sottomesse/i da generazioni al Leviatano che ha nel blocco orgastico il suo motore principale.