venerdì 20 giugno 2014

Becchi e Farraginosi: il ritorno all’ovile parlamentare delle stelle cadenti





Le bolle di sapone di Renzi, Grillo e Berlusconi
L’infantilizzazione della politica trasforma le prese di posizione (vulgo “scelte programmatiche”) dei sedicenti leader in bolle di sapone, che svolazzano nel cielo della chiacchiera pubblica per distrarre i presunti “bambini scemi” (quali ci considerano i vari manovratori del consenso). Sicché, mentre le bolle catturano l’attenzione, altre sono le partite in corso. Si consiglia di affilare le capacità analitiche al fine di non farsi troppo fregare dai virtuosi del nullismo a mezzo di tali bolle.
Qualche esempio, tanto per scaldare i muscoli critici:
A) “facciamo le riforme”, dicono un po’ tutti all’unisono. In realtà propinano solo l’immortale “ammuina”, della flotta di Franceschiello (“quelli a destra vadano a sinistra, quelli sopra scendano sotto e viceversa”). Ossia semplice movimento, pura gestualità. Infatti il cambiamento diventa “riforma” solo se finalizzato a realizzare un’idea di società ispirata da valori (libertà e/o eguaglianza, giustizia e/o efficienza e così via). Ma quali sono i principi che ispirano le star di questo ceto politico di pigmei? Al massimo l’idea di riportare indietro le lancette della storia ripristinando antichi privilegi. Ma queste non si chiamano “riforme”, bensì “controriforme”;
B) “superare il bicameralismo perfetto”, tuona Renzi. E perché? “Per risparmiare”, ti risponde. Ma se l’obiettivo era questo si poteva largamente sfoltire le due Camere sovraffollate. “Per dare voce ai territori”, cinguetta la Boschi angelicata. E lo fai attingendo al personale degli screditatissimi enti territoriali, il verminaio di sistematiche (micro/macro) ruberie che richiedono quotidiani interventi di magistrati e finanzieri, quali i Consigli Regionali? Al di là dell’efficientamento risparmioso quale fumo negli occhi, qui si vuole abrogare il controllo della doppia lettura di ogni decisione parlamentare e – soprattutto – eliminare il contrappeso del legislativo allo strapotere dell’esecutivo. All’insegna di un decisionismo caro a molti, da Craxi a Gelli;
C) “passare al presidenzialismo”, sibila Berlusconi. Ossia la solita americanata che rinverdisce il mito dell’uomo forte, il gigante che sarebbe impicciato dai lilipuzziani nella sua opera di governo (Berlusconi ci ha campato vent’anni, nascondendo la sua inettitudine con la tiritera del “mi remano contro”). Il fatto è che mancano in maniera palese le capacità di governo e si vuole occultare la penosa realtà con la chiacchiera da bar spacciata per panacea: “non disturbare il manovratore”. Ma – in effetti – con lo stagionale coniglio dal cilindro presidenzialistico, il condannato di Arcore cerca di riprendersi la scena e indossare i nobili panni di “Padre della Patria” che il giovane premier gli consente; quale omaggio al proprio maestro nel gioco delle tre carte in politica;
D)“rilanciare l’economia e l’occupazione attraverso la flessibilità”, pontifica la maggioranza. Ed è la strizzatina d’occhi a un ceto managerial/imprenditoriale che da decenni ha tirato i remi in barca, cui viene affidata la missione di invertire quella tendenza in cui lui campa benissimo. Appurato che altre ricette non sa applicare, tipo rinnovare prodotti e dinamicizzare aziende decotte. Ma che importa, tanto ormai i lavoratori non sono più un soggetto con cui fare i conti, i sindacati hanno fatto scempio della propria credibilità (tanto che picchiare loro in testa assicura il plauso dell’elettorato);
E) “Questa volta faccio sul serio”, pigola Beppe Grillo proponendo di adottare il progetto di legge elettorale elaborato ipoteticamente dalla Rete. Dimostrazione che è stato lui ad essere aperto come una scatoletta di tonno per smaccata petulanza inconcludente, tanto da mettere in pista l’ennesima trappola da Vil Coyote in cui lui stesso finisce per cadere: bloccare l’Italicum per ritornare al Mattarellum. Ma i furbetti del partitino renzino in quanto a maneggi ne sanno centouna più di Casaleggio. Difatti, di tutta la manovra incassano solo l’effetto “due forni” di andreottiana memoria. E il Beppe, sempre più Grillo di Pinocchio, lascia intravedere un crescente disamoramento del giocattolo M5S.
Così – a prima vista – le bolle di sapone del giorno. Ne scorgete altre?

Commento di Sergio Ghirardi:

La bolla di sapone che comprende tutte le altre è la superstizione borghese del parlamentarismo inventato apposta dal Terzo Stato giunto al potere politico per far passare per democrazia reale un'oscena oclocrazia (metodo di governo in cui la plebe - non la cittadinanza cosciente - sceglie i propri dittatori interscambiabili anziché decidere collettivamente tramite i Consigli usando eventualmente i propri delegati come rappresentanti puntuali e costantemente revocabili).
Certo impostato così, sulla base di quella che in un'altra epoca si chiamava coscienza di classe e democrazia consiliare, il discorso resta tutto da sviluppare per realizzare una rivoluzione culturale in  stallo da mezzo secolo. Per far ciò bisognerà andare ben oltre i singhiozzi del M5S in via di ritorno all'ovile della democrazia fittizia: dalle stelle alla stalla?
Intanto l'addomesticamento degli spettatori consumatori di destra, sinistra ed altrove garantisce ancora qualche margine di manovra a un sistema spettacolare mercantile pur tuttavia in palese disfacimento su tutto il pianeta. Il vero nemico invincibile del capitalismo è la natura: all’umanità superstite la scelta di allearsi con lei o sparire insieme a un un modo di produzione cinico e nichilista.
Democrazia consiliare o barbarie, con o senza un cielo pieno di stelle. Lettura consigliata sul tema : Abensour e Lefort a proposito della democrazia insorgente e incompatibile con lo Stato.